venerdì, Marzo 14, 2025

La fusione nucleare è più vicina con la tecnologia Zap Energy

di Margherita Zichella
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Zap Energy ha dimostrato la stabilità del plasma senza campi magnetici, avvicinando la fusione nucleare su larga scala e accessibile.

Una svolta importante nel campo della fusione nucleare arriva dalla startup americana Zap Energy, che ha dimostrato di poter mantenere un plasma termico stabile senza l’uso di campi magnetici esterni. Questo risultato potrebbe rappresentare un passo avanti decisivo verso l’energia da fusione, rendendola più accessibile e scalabile rispetto agli approcci tradizionali.

 

Zap Energy e la fusione nucleare

Il team di ricerca ha lavorato sul dispositivo FuZE, testando centinaia di scariche di plasma in condizioni identiche. I dati raccolti hanno mostrato un’emissione di neutroni uniforme in tutte le direzioni, un dettaglio fondamentale perché indica che il plasma è stabile e in equilibrio termodinamico. Questo significa che, almeno in teoria, aumentando le dimensioni del plasma si dovrebbe ottenere lo stesso comportamento, aprendo la strada a reattori di scala maggiore.

La tecnologia di Zap Energy si basa sul concetto di Z-pinch, un’idea sviluppata negli anni ’50 per confinare il plasma sfruttando i suoi stessi campi magnetici naturali. Il problema, però, è sempre stato quello delle instabilità che rendevano il processo poco affidabile. I primi esperimenti, come quello del progetto britannico ZETA, si scontrarono proprio con questa difficoltà. L’innovazione introdotta dall’azienda americana è l’uso di flussi di taglio che aiutano a stabilizzare il plasma più a lungo, evitando il bisogno di complessi e costosi magneti esterni.

Il principio di base rimane quello della fusione termica: nuclei di idrogeno che si fondono in elio a temperature e pressioni estreme, liberando neutroni ad alta energia. La distribuzione isotropica di questi neutroni, osservata negli esperimenti, suggerisce che il processo sia effettivamente stabile e riproducibile. Rispetto ai primi test condotti nel 2018, le nuove misurazioni confermano che questa tecnologia potrebbe davvero funzionare su larga scala.

Ora il team sta spingendo il sistema ancora oltre con il dispositivo FuZE-Q, lavorando a energie più alte per verificare se la stabilità del plasma regge anche in condizioni più estreme. Allo stesso tempo, gli scienziati stanno cercando di capire perché, nelle fasi finali di ogni scarica, l’isotropia dei neutroni tende a diminuire.

Nel frattempo, anche altri progetti sulla fusione stanno facendo progressi. L’Italia ha recentemente contribuito alla costruzione del reattore sperimentale ITER, mentre negli Stati Uniti, in Virginia, si lavora a quello che potrebbe diventare il primo impianto commerciale da 400 megawatt, con l’obiettivo di alimentare 150.000 abitazioni entro il 2030.

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