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Apkpure bloccato dall’ADM: è un caso di censura digitale?

Apkpure bloccato dall’ADM: è un caso di censura digitale?Apkpure bloccato dall’ADM: è un caso di censura digitale?

L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) ha recentemente bloccato Apkpure, popolare marketplace alternativo per app Android. Il sito è ora inaccessibile per molti utenti italiani. L’oscuramento è avvenuto tramite un blocco lato DNS, che alcuni provider non hanno ancora implementato. Tuttavia, la piattaforma è già fuori dalla portata di numerosi utenti. La motivazione ufficiale del blocco non è ancora chiara, ma si ipotizza che la presenza di app legate a piattaforme di gioco d’azzardo non autorizzato sia alla base del provvedimento. Questo episodio solleva però alcuni interrogativi. Se la logica è colpire chi ospita contenuti illeciti, come mai servizi come Google e Telegram, che offrono potenzialmente lo stesso accesso, non subiscono lo stesso destino? Perché non hanno subito blocchi? Forse, essendo Apkpure un attore minore, è più semplice intervenire in modo drastico, senza alzare un polverone. Ma è davvero giusto applicare standard differenti?

Libertà digitali sotto pressione? Solo Apkpure ne paga le conseguenze?

L’azione dell’ADM  fa parte in vero di un contesto più ampio e molto conosciuto: la discussa lotta all’illegalità online. La tutela delle libertà digitali

è tuttavia un tema sempre più complesso, non così semplice da gestire. Colossi come Google e Amazon hanno espresso preoccupazioni per alcune delle misure adottate soprattutto nel nostro Paese. Le aziende hanno fatto riferimento in particolare al Piracy Shield, accusato di essere poco chiaro e di colpire anche servizi legittimi. Non molto tempo fa, anche piattaforme come Google Drive e YouTube sono finite nel mirino per presunte violazioni, creando un precedente pericoloso. La domanda rimane: questi interventi sono davvero mirati e proporzionati? Considerando che le libertà online sono sempre più in discussione, l’oscuramento di Apkpure potrebbe essere solo il primo di una lunga serie di provvedimenti. Il problema è che potrebbero mettere a rischio l’accesso legittimo a informazioni e servizi. Siamo davvero pronti a rinunciare a parte delle nostre libertà digitali in nome della sicurezza?
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Pubblicato da
Rossella Vitale