La Francia ha deciso di dire basta ai PFAS, le famigerate sostanze chimiche note come inquinanti eterni. A partire dal 1° gennaio 2026, nel Paese sarà vietata la produzione, l’importazione e la vendita di cosmetici, abbigliamento e prodotti per sciolinatura che contengono questi composti. Il motivo? Sono praticamente indistruttibili e finiscono per accumularsi ovunque: nell’acqua, nel suolo e perfino nel nostro corpo. Insomma, un problema non da poco.
Con questa mossa, la Francia diventa il primo Paese europeo a prendere una posizione così netta contro i PFAS. Non solo: ha anche deciso di introdurre una tassa per le aziende che inquinano, seguendo il principio chi inquina paga. Certo, ci sono delle eccezioni (ad esempio, alcuni tessuti industriali potranno ancora utilizzarli), ma il messaggio è chiaro: la strada verso un futuro senza questi composti è ormai segnata.
I PFAS (PerFluorinated Alkylated Substances) sono una vasta famiglia di composti chimici—si parla di migliaia di varianti—utilizzati per rendere i materiali resistenti all’acqua, al grasso e al calore. Sono ovunque: nei rivestimenti antiaderenti delle padelle, nei tessuti impermeabili, nei cosmetici, nelle lenti per occhiali e persino in alcuni dispositivi medici. Il problema è che sono talmente stabili da non degradarsi mai del tutto. Si accumulano nell’ambiente e, col tempo, finiscono anche nel nostro organismo. Diversi studi li hanno collegati a problemi di salute come squilibri ormonali, danni al sistema immunitario e, nei casi peggiori, alcune forme di tumore.
La Francia fa sul serio, e l’Italia?
Mentre i francesi si muovono, in Italia il discorso è ancora fermo al palo. Greenpeace ha criticato apertamente l’inerzia del governo, sottolineando che in alcune zone del Veneto e del Piemonte i livelli di PFAS nelle acque potabili sono preoccupanti. Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento dell’associazione, ha dichiarato che l’Italia è in forte ritardo rispetto agli altri Paesi europei e ha chiesto un intervento più deciso.
Nel frattempo, anche a livello europeo c’è fermento. Diverse associazioni ambientaliste stanno facendo pressione sulla Commissione Europea affinché mantenga le promesse fatte nel 2022 con il Green Deal, che prevede la progressiva eliminazione dei PFAS.
Il divieto francese è sicuramente un segnale importante, ma da solo non basta. Se gli altri Paesi non seguiranno l’esempio, il rischio è che le aziende semplicemente spostino la produzione altrove, senza una reale riduzione dell’inquinamento.
Ora resta da vedere se l’Europa farà un passo avanti e se l’Italia deciderà finalmente di affrontare il problema. Di certo, ignorarlo non è più un’opzione.