L’azienda nega di aver commesso un’infrazione, facendo leva su una distinzione tecnica nel funzionamento del protocollo torrent. Meta afferma di aver adottato misure per ridurre al minimo il “seeding
“. Ovvero la condivisione dei file scaricati con altri utenti. Inoltre, sostiene che senza prove concrete di tale attività, le accuse di distribuzione illecita non possano reggere in tribunale. Alcune comunicazioni interne di dipendenti Meta, però, suggeriscono il contrario. In particolare, un messaggio del ricercatore Frank Zhang rivela che l’azienda avrebbe deliberatamente evitato di usare i server di Facebook per scaricare i dataset. Ciò nel tentativo di nascondere la propria attività.L’esito di tale battaglia legale potrebbe avere implicazioni importanti per l’intero settore dell’intelligenza artificiale. Se la corte dovesse ritenere Meta responsabile, si aprirebbe un precedente. Quest’ultimo potrebbe, in futuro, limitare la capacità delle big tech di accedere a contenuti online senza un’esplicita autorizzazione da parte dei detentori dei diritti. Nel frattempo, l’industria osserva con attenzione quello che accadrà con Meta. Ciò con la consapevolezza che le decisioni prese in suddetto caso potrebbero ridefinire il modo in cui i dati vengono raccolti ed utilizzati.