Renee Almeida, responsabile clinico di audiologia, ha rilasciato una dichiarazione a riguardo. Secondo quanto emerso, l’uso prolungato della cancellazione del rumore potrebbe causare tale fenomeno. La sua teoria è che, abituando il cervello a percepire un’unica fonte sonora in ambienti artificialmente silenziosi, si perda progressivamente la capacità di filtrare
e processare i suoni in modo naturale. Ciò porterebbe ad una sorta di “pigrizia neurale”. Un effetto simile a quello che si verifica nei muscoli quando non vengono allenati per lunghi periodi.Nonostante tali preoccupazioni, è importante sottolineare che al momento non ci sono prove scientifiche. Dunque, non è possibile dimostrare con certezza una correlazione diretta tra l’uso di tali cuffie e auricolari e l’insorgenza di problemi nell’elaborazione uditiva. Almeida sottolinea che sono necessarie ulteriori ricerche. Ciò al fine di comprendere meglio il fenomeno. Per poterne poi valutare i potenziali rischi.
A tal proposito, alcuni esperti consigliano un uso equilibrato di tali dispositivi. Potrebbe essere utile alternare momenti di ascolto con la cancellazione attiva ad altri in cui il cervello è esposto ai suoni ambientali. Tale strategia potrebbe risultare efficiente per attenuare il fenomeno. Inoltre, potrebbe aiutare limitare l’uso delle cuffie in situazioni in cui non sono strettamente necessarie. Come durante passeggiate all’aperto o in ambienti domestici relativamente tranquilli.