Il progresso tecnologico ha raggiunto una nuova frontiera. Ciò grazie all’introduzione del primo computer biologico al mondo. Si tratta di un sistema rivoluzionario che integra cellule cerebrali umane con hardware al silicio. Denominato CL1, tale innovativo biocomputer, sviluppato dalla compagnia australiana Cortical Labs, rappresenta un punto di svolta nel campo dell’intelligenza artificiale e della bioingegneria. CL1 utilizza un approccio denominato Intelligenza Biologica Sintetica (SBI). Quest’ultimo sfrutta reti neurali formate da neuroni umani coltivati in laboratorio, i quali vengono impiantati su un array di elettrodi per formare un circuito organico-capacitivo. Ciò permette una capacità di apprendimento e adattamento mai vista prima. Superando così le tradizionali limitazioni dei chip AI basati esclusivamente su silicio.
Presentata la prima intelligenza biologica sintetica
Il sistema è stato ufficialmente presentato il 2 marzo a Barcellona, durante il Mobile World Congress (MWC). Si prevede che la sua adozione cambierà profondamente il panorama della ricerca scientifica e tecnologica. La peculiarità del CL1 risiede nella sua capacità di apprendimento dinamico e nella sua efficienza energetica. Un singolo rack di unità CL1 utilizza meno di 1.000 watt, un consumo inferiore rispetto ai supercomputer attuali. Ciò lo rende una soluzione sostenibile e scalabile, adatta a una vasta gamma di applicazioni. Inoltre, il concetto di “Cervello Minimo Vitale“, su cui si basa il sistema, permette di creare modelli di intelligenza artificiale più fluidi e adattivi. Aprendo la strada a nuove forme di elaborazione dati ispirate al funzionamento del cervello umano.
Cortical Labs ha implementato rigide barriere per garantire un utilizzo responsabile della tecnologia. Ciò collaborando con enti regolatori, comitati di bioetica e organizzazioni governative per assicurare che il biocomputer venga impiegato solo in contesti sicuri e controllati. L’azienda ha inoltre introdotto il modello “Wetware-as-a-Service” (WaaS), offrendo agli utenti la possibilità di accedere al sistema CL1 in remoto attraverso il cloud, senza necessità di acquistare direttamente l’hardware. L’introduzione del CL1 potrebbe ridefinire il modo in cui si intende l’intelligenza artificiale. Creando sistemi computazionali in grado di apprendere e adattarsi in maniera più organica.