sabato, Marzo 29, 2025

Come la proteina dei tardigradi sta trasformando la lotta al cancro

di Margherita Zichella
I tardigradi potrebbero migliorare la radioterapia, proteggendo le cellule sane dai danni grazie alla loro proteina Dsup.

I tardigradi, quei minuscoli esserini conosciuti anche come “orsi d’acqua”, sembrano avere un superpotere: possono sopravvivere in condizioni che farebbero fuori praticamente qualsiasi altro essere vivente. Possono resistere a temperature estreme, al vuoto spaziale, a dosi di radiazioni migliaia di volte superiori a quelle letali per un essere umano… insomma, sono delle vere e proprie rocce della natura. E adesso, la scienza sta cercando di sfruttare una delle loro abilità più incredibili per migliorare la radioterapia e proteggere le cellule sane dai danni dei trattamenti contro il cancro.

 

Il superpoteri dei tardigradi

Il segreto della loro resistenza è una proteina chiamata Dsup, che sta per Damage suppressing—letteralmente “soppressione dei danni”. Il suo compito? Proteggere il DNA dai danni provocati da radiazioni e radicali liberi. In pratica, è come se avvolgesse il DNA in uno scudo invisibile, impedendo che venga spezzato e rovinato. Ed è proprio qui che entra in gioco la ricerca medica: visto che la radioterapia, pur essendo un’arma potente contro il cancro, danneggia anche le cellule sane, perché non provare a usare questa proteina per limitare gli effetti collaterali?

Ovviamente, integrare il gene dei tardigradi nel nostro DNA sarebbe un’idea un po’ azzardata—non siamo esattamente pronti a trasformarci in piccoli orsi d’acqua. Ma i ricercatori hanno trovato un’alternativa molto più sicura e intelligente: usare l’mRNA (lo stesso principio dei vaccini anti-Covid) per “insegnare” temporaneamente alle cellule a produrre Dsup, giusto per il tempo necessario a resistere meglio alla radioterapia. Una volta terminata la sua missione, la proteina scompare senza lasciare tracce permanenti.

 

Dal vuoto spaziale alla radioterapia

I primi test sui topi hanno dato risultati davvero promettenti. Gli scienziati hanno visto che le cellule trattate con Dsup subivano fino al 50% in meno di danni al DNA, a seconda dell’area del corpo colpita. Un aspetto fondamentale è che le nanoparticelle sono state progettate in modo da proteggere solo le cellule sane e non quelle tumorali—altrimenti sarebbe un problema bello grosso, visto che la radioterapia serve proprio a distruggerle.

Chiaramente, la strada per un’applicazione clinica è ancora lunga. Serviranno molti altri test prima di poter pensare di utilizzare questa tecnologia sugli esseri umani. Ma se tutto andrà per il verso giusto, potremmo avere un’arma in più per rendere la radioterapia più efficace e meno devastante per chi la deve affrontare. Non male per un microscopico animaletto che riesce a sopravvivere nello spazio, vero?

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