Apple ha appena annunciato un investimento colossale da 500 miliardi di dollari negli Stati Uniti, e la notizia ha subito fatto il giro del mondo. Da una parte, Donald Trump può vantarsi di aver portato un gigante della tecnologia a scommettere così tanto sull’economia americana. Dall’altra, Tim Cook si muove con la solita astuzia, cercando di ottenere il massimo da questa mossa. Più che una semplice espansione, sembra un gioco di strategia, con Apple e il governo federale intenti a scambiarsi favori e a rafforzare le rispettive posizioni.
Apple scommette sugli USA
Trump ha bisogno di risultati concreti da mostrare, soprattutto quando si tratta di posti di lavoro. L’investimento di Apple include l’apertura di una fabbrica a Houston per produrre server AI e la creazione di 20.000 nuovi impieghi. Un messaggio forte e chiaro, che si allinea perfettamente con la sua retorica del “Made in USA”. Ma Cook non fa certo beneficenza: questo piano aiuta Apple a ridurre il rischio di dazi, ad avere un alleato potente contro le pressioni dell’Unione Europea e, forse, a mettere una pietra sopra la causa che il Dipartimento di Giustizia ha intentato contro l’azienda.
Non è la prima volta che Apple gioca questa partita. Già all’inizio dell’era Biden, aveva promesso investimenti per 430 miliardi di dollari in cinque anni. Ora la cifra è salita, ma in parte è solo una questione di inflazione. E poi, diciamolo chiaramente: nessuno può obbligare Apple a rispettare queste promesse fino all’ultimo centesimo. Basta vedere il caso del campus in North Carolina, annunciato nel 2021 e poi lasciato in sospeso. Apple ha perfezionato l’arte di far passare le sue scelte strategiche come vittorie politiche per il presidente di turno, senza mai sbilanciarsi apertamente.
E i posti di lavoro? Apple parla di 5.000 assunzioni all’anno per la ricerca e sviluppo, poco più dei 4.000 che già faceva in media. L’accelerazione nel settore AI avrebbe comunque richiesto più personale, a prescindere da Trump. La vera novità, però, è la produzione di server AI a Houston. A differenza dei chip TSMC in Arizona, che rientrano in una strategia più ampia di riduzione della dipendenza dall’Asia, questa scelta sembra davvero una concessione all’amministrazione. Apple ha un vantaggio logistico nel produrre hardware AI direttamente negli USA, ma allo stesso tempo strizza l’occhio a Washington.
In sostanza, questo investimento non è solo una questione economica, ma anche un modo per Apple di navigare tra politica e affari, assicurandosi di restare sempre dalla parte giusta. Trump può festeggiare il risultato, Cook può portare avanti i suoi piani, e nel frattempo Apple continua a rafforzare la sua posizione senza perdere il controllo del gioco.