Le politiche di immigrazione degli Stati Uniti hanno subito diverse modifiche. Ciò spesso in risposta a preoccupazioni legate alla sicurezza nazionale. Una delle proposte più controverse è la possibile richiesta di fornire gli account social media. Ciò da parte dell’agenzia per la cittadinanza e l’immigrazione (USCIS). Un passaggio che permetterebbe agli utenti interessati di ottenere la cittadinanza americana. L’iniziativa è stata avanzata in seguito all’ordine esecutivo firmato da Donald Trump. L’ordine esecutivo stabilisce l’arrivo di controlli il più rigorosi possibile. Per adempiere a tale obbligo, l’USCIS ha proposto di raccogliere dati identificativi relativi ai social media degli individui.
Social usati per la condivisione?
L’obiettivo dichiarato è migliorare la verifica dell’identità. Oltre che rafforzare i controlli di sicurezza. La proposta, però, ha suscitato preoccupazioni e polemiche. Molti ritengono che la raccolta di tali informazioni non solo sia invasiva. Ma anche inefficace nel determinare reali minacce alla sicurezza. Secondo alcuni esperti, infatti, i dati dei social media possono essere facilmente manipolati. Dunque, non forniscono necessariamente un quadro affidabile del comportamento di una persona.
Le critiche principali alla proposta si concentrano su tre aspetti fondamentali. L’invasione della privacy e l’inefficacia del metodo. Insieme al rischio di discriminazione. Alcuni gruppi per i diritti digitali hanno sollevato il timore che il sistema possa essere utilizzato in modo discriminatorio. Basandosi su pregiudizi impliciti o espliciti. Inoltre, il monitoraggio delle attività sui social potrebbe portare a una forma di autocensura tra gli immigrati. Quest’ultimi potrebbero temere di esprimere opinioni politiche o sociali per evitare problemi con le autorità.
Attualmente, la proposta è stata pubblicata sul Federal Register per la raccolta di commenti pubblici. Con una scadenza fissata al 5 maggio 2025. Le prime reazioni indicano una diffusa opposizione, con molti che sottolineano il rischio di un eccessivo ampliamento dei poteri governativi nella sorveglianza digitale. Resta da vedere se la proposta dell’amministrazione Trump verrà effettivamente implementata e in che forma.