L’obiettivo dichiarato è migliorare la verifica dell’identità. Oltre che rafforzare i controlli di sicurezza. La proposta, però, ha suscitato preoccupazioni e polemiche. Molti ritengono che la raccolta di tali informazioni non solo sia invasiva. Ma anche inefficace nel determinare reali minacce alla sicurezza. Secondo alcuni esperti, infatti, i dati dei social media possono essere facilmente manipolati. Dunque, non forniscono necessariamente un quadro affidabile
del comportamento di una persona.Le critiche principali alla proposta si concentrano su tre aspetti fondamentali. L’invasione della privacy e l’inefficacia del metodo. Insieme al rischio di discriminazione. Alcuni gruppi per i diritti digitali hanno sollevato il timore che il sistema possa essere utilizzato in modo discriminatorio. Basandosi su pregiudizi impliciti o espliciti. Inoltre, il monitoraggio delle attività sui social potrebbe portare a una forma di autocensura tra gli immigrati. Quest’ultimi potrebbero temere di esprimere opinioni politiche o sociali per evitare problemi con le autorità.
Attualmente, la proposta è stata pubblicata sul Federal Register per la raccolta di commenti pubblici. Con una scadenza fissata al 5 maggio 2025. Le prime reazioni indicano una diffusa opposizione, con molti che sottolineano il rischio di un eccessivo ampliamento dei poteri governativi nella sorveglianza digitale. Resta da vedere se la proposta dell’amministrazione Trump verrà effettivamente implementata e in che forma.