venerdì, Marzo 21, 2025

Tecnologia GPS: la spalla perfetta grazie alla chirurgia innovativa

Due protesi di spalla impiantate con il GPS in Umbria segnano una nuova era nella chirurgia ortopedica. L’uomo sta diventando sempre più macchina?

di Rossella Vitale

Tecnologia GPS: la spalla perfetta grazie alla chirurgia innovativa

In Umbria, l’ospedale di Narni ha visto in atto un intervento di chirurgia con tecnologia innovativa che ha sorpreso il mondo medico. Per la prima volta, sono state impiantate due protesi di spalla utilizzando la tecnologia GPS. Questo sistema avanzato consente di posizionare con precisione millimetrica le componenti protesiche. Un passo importante per chi soffre di artrosi devastante e per i medici che cercano di risolvere patologie fino a poco tempo fa irrisolvibili. Il dottor Enrico Sebastiani ha spiegato che i pazienti soffrivano di un’usura ossea tale che qualsiasi errore nella posizione della protesi avrebbe compromesso gravemente la stabilità dell’impianto. Per evitare ciò, è stato utilizzato una tecnologia di navigazione intraoperatoria. Questa ha garantito il posizionamento perfetto, monitorato in tempo reale grazie a un software dedicato. Ma come funziona esattamente questa tecnologia?

 Il futuro della tecnologia nella chirurgia: un sottile confine

La medicina non si ferma mai. Tecnologie avanzate come il GPS stanno cambiando radicalmente il modo in cui gli interventi vengono eseguiti. La precisione raggiunta è tale che si è ridotto l’errore di posizionamento da dieci a meno di due millimetri. Questo progresso nella tecnologia non solo rende più sicuri gli impianti, ma offre anche speranze a chi pensava di non poter più tornare ad avere una vita. Il Dottor Sebastiani ha descritto i pazienti come rinati, tornati a utilizzare spalle che, prima dell’intervento, li limitavano in ogni movimento. Ma questa evoluzione non riguarda solo il miglioramento della quotidianità dei pazienti. In un certo senso, la medicina e la tecnologia sembrano essere sempre più unite, portando l’uomo a una trasformazione quasi “meccanica”.

Protesi realizzate in materiali “non umani”, unite alla potenza della tecnologia, creano un ibrido tra biologico e artificiale. Potremmo chiamarlo “uomo androide”? È affascinante pensare come l’evoluzione della medicina ci stia spingendo sempre più verso questo confine. Chiara è anche la fascinazione per le trasformazioni del corpo umano, che la medicina e la tecnologia favoriscono. Frida Kahlo, per esempio, anche se ormai parecchi anni orsono, ha rappresentato con le sue opere le sue protesi e le modifiche corporee come un segno di resistenza e di rinascita. Oggi, la chirurgia continua su questo filo. Ad ora però, con la tecnologia avanzata, siamo sempre più alla ricerca di un equilibrio perfetto tra l’umano e l’artificiale, tra la carne e i materiali. Ma che cosa succederà in futuro? Sarà sempre più difficile distinguere tra l’uomo e la macchina?

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