Il cuore del progetto è il Data Center Unit-1 (AxDCU-1). Un prototipo dotato delle più moderne tecnologie di elaborazione dati. Basato su Red Hat Device Edge, utilizza una versione aziendale di MicroShift, un Kubernetes leggero derivato da Red Hat OpenShift. Insieme a Red Hat Enterprise Linux e RedHat Ansible Automation Platform. Questa combinazione consentirà di elaborare informazioni direttamente nello spazio. Riducendo la necessità di trasmissione a terra e migliorando l’efficienza operativa di satelliti e missioni spaziali.
Il progetto di IBM e Axiom Space si inserisce in un contesto di grande interesse per l’informatica extra-terrestre. Lonestar,
ad esempio, ha da poco annunciato l’intenzione di inviare un data center fisico sulla Luna, sfruttando un processore RISC-V con un SSD Phison che esegue Ubuntu. Questi esperimenti mirano a creare un’infrastruttura informatica affidabile nello spazio. Aprendo così la strada a nuove possibilità per l’elaborazione e la conservazione dei dati al di fuori della Terra.Secondo Tony James, chief architect Science and Space di Red Hat, questa missione spaziale rappresenta una sfida fondamentale per il futuro. Con il supporto di Axiom Space infatti, sarà possibile migliorare la gestione delle informazioni critiche. Rendendo più sicuri e affidabili i sistemi di elaborazione dati per missioni spaziali, osservazione della Terra e cybersicurezza. Lo sviluppo di data center in orbita potrebbe persino servire per il backup di infrastrutture digitali terrestri, garantendo protezione anche in caso di catastrofi globali.
Insomma, l’iniziativa di IBM e Axiom Space segna l’inizio di una nuova era. In cui il cloud computing si sposta oltre i confini del nostro pianeta. L’elaborazione dei dati in orbita potrebbe quindi rivoluzionare non solo l’industria spaziale, ma anche il modo in cui gestiamo le informazioni sulla Terra.