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Colpo di frusta climatico: città tra alluvioni e siccità estrema

Città sommerse da piogge torrenziali un giorno e assetate di acqua il giorno dopo. No, non è la trama di un film catastrofico, ma la realtà che stanno vivendo sempre più metropoli in tutto il mondo. Il fenomeno è stato ribattezzato colpo di frusta climatico e sta mettendo a dura prova infrastrutture, economie e, soprattutto, milioni di persone.

 

Un clima impazzito

I numeri parlano chiaro: secondo uno studio di WaterAid, in collaborazione con le università di Bristol e Cardiff, il 15% delle città più grandi del mondo sta vivendo una combinazione esplosiva di siccità estrema e inondazioni record. Un altro 20% sta invece passando da un clima secco a uno eccessivamente umido o viceversa. Insomma, un caos totale che coinvolge oltre 250 milioni di persone.

E il problema non è solo l’aumento di questi eventi estremi, ma il fatto che avvengano con una frequenza sempre maggiore. Le città non fanno in tempo a riprendersi da un disastro che subito ne arriva un altro, magari di segno opposto.

 

Le città più a rischio

Se guardiamo alla mappa dei disastri climatici, alcune zone del mondo stanno soffrendo più di altre. In Asia meridionale, città come Faisalabad e Lahore (Pakistan) e Colombo (Sri Lanka) hanno visto triplicare il numero di inondazioni rispetto al passato. Il guaio? Le infrastrutture non sono all’altezza: appena il 35% delle fognature è in grado di gestire l’acqua piovana e quasi un terzo della popolazione vive in aree altamente vulnerabili.

Ma la situazione più critica è nell’Africa subsahariana, dove sei delle dieci città più a rischio si trovano proprio in questa regione. Il caso peggiore? Khartoum, in Sudan, dove meno della metà degli abitanti ha accesso all’acqua potabile, la povertà urbana supera il 68% e il 75% delle periferie non ha fognature. Con queste premesse, ogni evento estremo diventa una tragedia annunciata.

 

E in Europa?

Se pensate che il Vecchio Continente sia al sicuro, vi sbagliate di grosso. Qui il problema non sono tanto le inondazioni (anche se non mancano), ma la progressiva desertificazione. Madrid e Parigi, ad esempio, stanno diventando sempre più aride: le precipitazioni sono calate del 25% e le temperature estive sono salite in media di quasi 2°C.

Ma il dato più allarmante riguarda le riserve d’acqua: le falde acquifere si stanno svuotando molto più velocemente di quanto riescano a ricaricarsi. E, come se non bastasse, le perdite nelle reti idriche europee raggiungono il 40%, con l’Italia che guida questa triste classifica con un 42% di sprechi. Insomma, un problema che potremmo anche evitare, visto che soluzioni come la protezione catodica delle tubature potrebbero ridurre drasticamente la corrosione e le dispersioni d’acqua.

Il cambiamento climatico non è una minaccia futura, è una realtà con cui dobbiamo già fare i conti. Il punto è: siamo pronti? Perché senza investimenti seri in infrastrutture, gestione dell’acqua e adattamento urbano, il rischio è che le città diventino sempre più invivibili. Serve un cambio di rotta, e serve adesso. Perché l’acqua è fondamentale, sia quando manca che quando ce n’è troppa.

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Pubblicato da
Margherita Zichella