Comprare online è diventato un gesto così automatico che ormai basta un clic per ricevere qualsiasi cosa a casa, magari anche a prezzi stracciati. Comodissimo, certo. Ma c’è un lato nascosto di cui si parla poco: l’enorme quantità di prodotti importati, soprattutto da fuori Europa, che sta mettendo in crisi le aziende locali. Il problema? Questi articoli spesso non seguono le stesse regole imposte alle imprese europee, creando una concorrenza difficile da combattere.
Una concorrenza sleale contro le aziende europee
I numeri parlano chiaro: ogni anno in Europa arrivano 4,6 miliardi di spedizioni di basso valore, e il 97% delle dichiarazioni doganali riguarda acquisti online. Controllare tutto questo flusso è complicato, e infatti molte merci entrano senza troppe verifiche. Risultato? Un mercato dove alcuni giocano rispettando le regole e altri no. E a rimetterci sono spesso le aziende locali, costrette a confrontarsi con prezzi impossibili e con prodotti che non sempre rispettano gli stessi standard di sicurezza o qualità.
Per cercare di mettere ordine, Bruxelles sta lavorando a nuove normative che rendano il sistema più equilibrato. Ma basterà davvero? Il consorzio Netcomm, che rappresenta il commercio digitale in Italia, lancia l’allarme: il problema non è la mancanza di regole, ma il fatto che spesso non vengano fatte rispettare. Le aziende europee devono garantire sicurezza, sostenibilità e tutela del consumatore, mentre molti prodotti importati riescono a bypassare i controlli, arrivando sugli scaffali (virtuali e non) a prezzi con cui le imprese locali non possono competere.
Ma la questione non riguarda solo le aziende: anche i consumatori sono a rischio. Se un prodotto non è stato controllato, chi ci garantisce che sia sicuro? Dai giocattoli ai dispositivi elettronici, passando per cosmetici e alimenti, gli standard di sicurezza europei esistono per un motivo. E se gli acquisti online permettono a certi articoli di sfuggire ai controlli, il rischio è che in casa nostra entrino prodotti non conformi, o peggio, pericolosi.
La proposta di Netcomm è chiara: servono controlli doganali più rigidi e una tassa per le aziende extra-UE che vendono in Europa. L’idea è creare un sistema più equo, dove chi vende rispetti le stesse condizioni di chi produce sul territorio.
Bruxelles, quindi, dovrà trovare un equilibrio tra proteggere i consumatori e salvaguardare le imprese locali. Perché il commercio online è senza dubbio una rivoluzione, ma senza regole chiare rischia di trasformarsi in un far west senza controllo.