martedì, Marzo 25, 2025

Meta sotto accusa in Francia per aver sfruttato il copyright nell’AI

Meta è sotto accusa in Francia e negli USA per aver usato opere protette per addestrare la sua intelligenza artificiale senza permesso.

di Margherita Zichella

Meta è sotto accusa in Francia e negli USA per aver usato opere protette per addestrare la sua intelligenza artificiale senza permesso.

Meta è di nuovo nei guai, stavolta in Francia. Il gigante di Mark Zuckerberg è stato trascinato in tribunale a Parigi con l’accusa di aver usato opere protette da copyright per addestrare la sua intelligenza artificiale, senza chiedere il permesso a nessuno.

Zuckerberg e Meta nel mirino

Non è la prima volta che un colosso tech finisce nel mirino per motivi simili—OpenAI ha già avuto la sua dose di grane legali—ma questa causa è la prima del genere in Francia. A presentarla sono state tre importanti associazioni di editori e autori: il Sindacato Nazionale dell’Editoria (SNE), la Società degli Uomini di Lettere (SGDL) e il Sindacato Nazionale degli Autori e Compositori (SNAC). Il punto è sempre lo stesso: Meta avrebbe sfruttato una valanga di opere protette per migliorare la sua AI, senza riconoscere alcun diritto agli autori.

E non finisce qui. Negli Stati Uniti, Meta è già sotto accusa per aver usato ebook piratati per addestrare i suoi modelli di AI, con documenti interni che suggeriscono che lo stesso Zuckerberg fosse a conoscenza della pratica. Si parla di terabyte di libri scaricati illegalmente, materiale prezioso per insegnare alle macchine a rispondere come veri esperti.

Tutto questo succede in un momento in cui Meta sta investendo cifre folli nel settore dell’intelligenza artificiale. Zuckerberg ha annunciato 65 miliardi di dollari per lo sviluppo dell’AI, mentre l’azienda sta costruendo un mega-cavo sottomarino da 50.000 km per migliorare la connessione globale e sta sviluppando il suo primo chip AI proprietario per ridurre la dipendenza da Nvidia.

Nel frattempo, i governi iniziano a svegliarsi e a rendersi conto che servono regole più chiare. Il Regno Unito, ad esempio, sta studiando nuove normative per garantire più trasparenza sui dati usati per addestrare l’intelligenza artificiale. Gli autori vogliono sapere come vengono utilizzate le loro opere, e le aziende tech dovranno iniziare a rendere conto delle loro pratiche.

Insomma, la battaglia tra creatori di contenuti e colossi dell’AI è appena iniziata, e Meta potrebbe non uscirne così facilmente.

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