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Microplastiche nei terreni agricoli: uno studio rivela danni alla produttività delle colture

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Le microplastiche rappresentano una minaccia crescente non solo per gli oceani, ma anche per l’agricoltura. Un nuovo studio ha dimostrato che queste particelle possono ridurre la produttività delle colture fino al 50%, alterando le proprietà del suolo e interferendo con l’assorbimento dei nutrienti da parte delle piante.

Microplastiche nei campi: una contaminazione silenziosa

Le microplastiche si formano dalla disgregazione di rifiuti plastici presenti nell’ambiente, tra cui sacchetti, bottiglie e materiali sintetici. Queste particelle microscopiche, spesso invisibili a occhio nudo, si accumulano nel suolo a causa dell’uso di fertilizzanti organici contaminati, irrigazione con acqua inquinata e persino per effetto del vento.

I ricercatori hanno scoperto che le microplastiche, una volta depositate nel terreno, alterano la struttura del suolo, rendendolo più compatto e meno permeabile. Questo impatta negativamente sulla circolazione dell’aria e dell’acqua, elementi essenziali per la crescita delle piante.

Secondo lo studio, pubblicato di recente su una rivista scientifica specializzata, l’esposizione del suolo a livelli elevati di microplastiche può portare a una riduzione della resa agricola fino al 50%. Questo avviene per diversi motivi:

  • Le microplastiche possono bloccare le radici, impedendo loro di assorbire acqua e nutrienti in modo efficace;
  • Alcune particelle rilasciano sostanze chimiche tossiche, che possono interferire con il metabolismo delle piante;
  • L’alterazione del pH del terreno e l’accumulo di contaminanti possono ridurre la fertilità del suolo nel lungo periodo.

Le colture più colpite risultano essere quelle che dipendono da terreni soffici e ricchi di nutrienti, come ortaggi a foglia verde, cereali e legumi. Gli esperti sottolineano l’importanza di limitare la dispersione delle microplastiche nei campi agricoli. Tra le soluzioni proposte:

  • Ridurre l’uso di plastiche monouso in agricoltura, sostituendo i materiali sintetici con alternative biodegradabili;
  • Migliorare i sistemi di filtraggio delle acque reflue, per evitare che le particelle plastiche contaminino le risorse idriche destinate all’irrigazione;
  • Sensibilizzare gli agricoltori sull’uso di compost e fertilizzanti privi di residui plastici;

Alcuni progetti pilota stanno sperimentando metodi innovativi di bonifica del suolo, come l’utilizzo di batteri capaci di decomporre la plastica o tecniche di fitodepurazione con piante che assorbono microinquinanti.

Le microplastiche nel suolo agricolo rappresentano una sfida ambientale globale con ripercussioni non solo sull’agricoltura, ma anche sulla salute umana. Gli scienziati avvertono che, se il problema non verrà affrontato, nel prossimo decennio la qualità dei raccolti potrebbe calare drasticamente, mettendo a rischio la sicurezza alimentare.

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Pubblicato da
Manuel De Pandis