Sono emerse interessanti novità riguardo la comprensione dei cicli glaciali terrestri. L’innovazione è arrivata dall’Università di Cardiff. Un gruppo di ricercatori guidato da Stephen Barker ha svelato un modello climatico di straordinaria precisione. L’analisi ha permesso di prevedere, con accuratezza, quando si verificherà la prossima era glaciale. Ovvero tra circa 10.000 anni. Tale previsione, però, rischia di rimanere pura teoria. Ciò a causa dell’impatto sempre più evidente dei cambiamenti climatici causati dall’uomo.
Intoppi sull’arrivo della prossima era glaciale?
Il centro di tale scoperta risiede nella comprensione approfondita dei cicli di Milankovitch. Teorizzati dal fisico serbo Milutin Milankovitch all’inizio del XX secolo. Tali cicli evidenziano che i cambiamenti periodici dell’orbita terrestre e dell’inclinazione dell’asse di rotazione influiscono sul clima. Ciò nel corso di decine di migliaia di anni. I principali elementi considerati includono l’obliquità terrestre. Ovvero l’angolo di inclinazione dell’asse terrestre rispetto al piano dell’eclittica. Quest’ultima è attualmente pari a 23,4 gradi. E varia tra 22,1 e 24,5 gradi ogni 40.000 anni circa.
Inoltre, la precessione dell’asse terrestre influisce sull’intensità delle stagioni. Un ulteriore fattore è l’eccentricità dell’orbita della Terra. Quest’ultima si alterna tra forme più circolari e più ellittiche. Lorraine Lisiecki, paleoclimatologa dell’Università della California a Santa Barbara e membro del team di Barker, si è espressa sullo studio. Ha confermato che i cicli climatici terrestri seguono un andamento riproducibile e non casuale.
Gli studiosi hanno evidenziato che le attività umane potrebbero interferire con tale equilibrio. Gregor Knorr, del Centro Helmholtz in Germania, ha rilasciato una dichiarazione. Secondo quanto riportato l’aumento delle emissioni di anidride potrebbe ritardare o impedire l’arrivo della prossima era glaciale. I gas rilasciati stanno modificando il percorso naturale del clima terrestre. Considerando tali premesse, gli scienziati sperano che i risultati ottenuti possano guidare politiche mirate. Ciò per ridurre, in modo efficace, l’impatto delle emissioni sul nostro Pianeta.