L’arrivo dell’Online Safety Act (OSA) nel Regno Unito interviene sulle piattaforme. In particolare, riguardo l’archiviazione e la condivisione di file online. Quest’ultimi sono ora sotto stretta sorveglianza da parte dell’Ofcom. L’autorità di regolamentazione per le comunicazioni del Paese ha l’obiettivo di contrastare la diffusione di contenuti illegali. Con un’attenzione particolare rivolta al materiale pedopornografico. Noto anche come CSAM (Child Sexual Abuse Material).
Il Regno Unito interviene sui contenuti illegali online
Le indagini dell’Ofcom hanno evidenziato come i servizi di hosting e condivisione di file sono vulnerabili alla distribuzione di CSAM. A tal proposito, è stato lanciato un nuovo programma di controllo. Quest’ultimo prevede una rigorosa valutazione. Riguardo le misure di sicurezza implementate da tali fornitori. L’idea è di accertarsi che le piattaforme adoperino tutte le misure necessarie. Ciò al fine di impedire che i sistemi vengano sfruttati per scopi illegali.
I fornitori di servizi coinvolti nel programma di controllo sono stati già contattati dall’Ofcom. L’autorità, però, non ha rivelato i nomi delle aziende interessate. Eppure, è stato annunciato che verranno inviate prossimamente delle richieste formali di informazioni. Ciò per esaminare le misure di sicurezza adottate o previste contro la diffusione di CSAM. Tale processo include anche la presentazione di accurate valutazioni del rischio di danni illegali. Un aspetto fondamentale nel processo di verifica.
Il nuovo regolamento nel Regno Unito prevede che la mancata conformità con l’Online Safety Act possa comportare sanzioni estremamente severe. Fino al 10% del fatturato annuo globale dell’azienda che risulti non in regola. Tale mossa rappresenta un chiaro segnale da parte del Regno Unito sulla volontà di combattere la diffusione di materiale pedopornografico.
Il Regno Unito prosegue sulla strada della regolamentazione stringente con l’intento di proteggere i minori e garantire un ambiente digitale più sicuro. Non resta che attendere e vedere come tale intervento riuscirà a tutelare l’ambiente digitale.