Immagina di essere su un altro pianeta, dove la temperatura arriva quasi a 2.000 gradi Celsius e il giorno dura in pratica per sempre. Sembra un sogno, o forse un incubo, ma questa è la realtà su Cuancoá, un esopianeta che sta facendo parlare di sé per le sue caratteristiche davvero straordinarie. Scoperto nel 2020, Cuancoá è un gigante gassoso che sfida le leggi della fisica, orbitando a una velocità incredibile attorno alla sua stella: 19 ore, sì, solo 19 ore per completare un’intera orbita! Per dare un’idea, la Terra ci mette 365 giorni, mentre lui sembra voler correre a tutta velocità nel cielo.
Il mistero di Cuancoá
Cuancoá, che ha una massa circa 29 volte quella della Terra, si trova in un’area chiamata il “deserto dei Nettuni caldi”, dove i pianeti come lui sono così rari che gli scienziati si sono praticamente abituati a trovarli solo nei libri di testo. La sua vicinanza alla stella madre lo rende incredibilmente caldo, con temperature che fanno sembrare il nostro Sole un grazioso punto luminoso in lontananza. Ma la vera sorpresa arriva grazie al telescopio spaziale James Webb, che ci ha dato uno spunto per capire meglio cosa sta succedendo nell’atmosfera di questo gigante.
Il team di ricerca, utilizzando lo strumento NIRISS del telescopio, ha scovato vapore acqueo e nuvole dense sul lato giorno del pianeta. Ora, pensa a questo: Cuancoá, proprio come la Luna rispetto alla Terra, ha una rotazione sincrona, il che significa che un lato è sempre rivolto verso la sua stella, creando un contrasto stridente tra il caldo torrido da un lato e l’oscurità completa dall’altro. Questa differenza estrema di temperatura provoca venti che trasportano calore dal lato diurno a quello notturno, creando correnti a getto.
Anche più interessante è la presenza di nuvole. Queste nuvole non sono come quelle che vediamo sulla Terra, ma sono parte di un sistema più complesso che riflette molta più luce solare rispetto a quanto ci si aspetterebbe per un pianeta così caldo. Per gli scienziati, questo è un indizio importante, perché potrebbe significare che Cuancoá sta “gestendo” il suo calore in modo completamente diverso rispetto ad altri pianeti simili. E, naturalmente, il lavoro non è finito: il team sta continuando a studiare il pianeta, usando anche altri telescopi come Hubble, per cercare di capire meglio come si formano e si comportano queste nuvole in un ambiente così estremo.