Se pensavi che tutti i pianeti nascessero e crescessero più o meno allo stesso modo, beh, gli scienziati dell’Università della California hanno appena smentito questa idea. Analizzando i dati raccolti dal telescopio Kepler della NASA, hanno scoperto che la formazione e l’evoluzione dei pianeti dipendono moltissimo dalla loro grandezza. E non stiamo parlando di piccole differenze, ma di due percorsi di sviluppo completamente diversi.
Piccoli e ordinati, grandi e caotici: i segreti delle orbite planetarie
Secondo questa ricerca, i pianeti più piccoli – quelli con dimensioni simili alla Terra – tendono a seguire orbite quasi perfettamente circolari, come se fossero stati posizionati con precisione millimetrica attorno alla loro stella. Invece, i giganti gassosi – quelli grandi almeno quanto Nettuno – si comportano in modo molto più imprevedibile: le loro orbite sono allungate, ellittiche e caotiche. È come se, superata una certa soglia di grandezza, i pianeti smettessero di seguire le regole e iniziassero a fare un po’ come gli pare.
Ma perché succede questo? I ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 1.600 esopianeti scoperti da Kepler tra il 2009 e il 2018 e hanno trovato un dettaglio interessante: i pianeti più grandi tendono a formarsi vicino a stelle particolarmente ricche di elementi pesanti come ferro, carbonio e ossigeno. Questo suggerisce che la loro crescita sia influenzata dalla composizione chimica della stella madre e del disco di gas e polveri che li circonda nei primi milioni di anni di vita.
E a proposito di crescita, come si forma un pianeta, esattamente? Tutto inizia all’interno di un disco di polvere e gas che ruota attorno a una stella neonata. Piccoli granelli si scontrano e si aggregano, formando pian piano un nucleo solido. Se questo nucleo diventa abbastanza grande (circa dieci volte la massa della Terra), inizia ad attirare enormi quantità di gas e può trasformarsi in un gigante gassoso come Giove. Ma c’è un problema: il gas nel disco non rimane lì per sempre, quindi i pianeti devono crescere in fretta, altrimenti si ritrovano senza materia prima e restano piccoli.
Insomma, la formazione planetaria è una sorta di gara contro il tempo, e solo pochi mondi riescono ad arrivare al traguardo come giganti gassosi. Gli altri restano piccoli, seguendo orbite più tranquille. E questa scoperta potrebbe aiutarci a capire meglio non solo come nascono i pianeti lontani, ma anche perché il nostro Sistema Solare è fatto proprio così com’è.