L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando le interazioni con la tecnologia. A tal proposito, è emblematico il caso di Pixie. Si tratta di un innovativo assistente di Google avrebbe dovuto rappresentare una netta differenza rispetto a Gemini. A differenza di quest’ultimo, infatti, Pixie sarebbe stato più integrato con l’hardware e il software dei dispositivi Pixel. Permettendo agli utenti di eseguire azioni complesse all’interno delle applicazioni in modo fluido e automatizzato. La sua implementazione prometteva una sinergia perfetta tra hardware e software. Con funzionalità esclusive che avrebbero reso i Pixel dispositivi unici.
Cosa è successo a Pixie? Perché non è arrivato sul mercato?
Il progetto ha incontrato un ostacolo insormontabile. Ovvero la concorrenza interna. Sundar Pichai, CEO di Google, ha deciso di rivedere la strategia, temendo che Pixie potesse entrare in competizione con Gemini. Creando così una sovrapposizione dannosa tra i due assistenti. Per tale ragione, lo sviluppo di Pixie è stato interrotto nella sua forma originale e suddiviso in due parti.
Alcune funzionalità sono state integrate in Pixel Screenshots. Mentre altre sono confluite nell’ecosistema di Gemini. Il risultato è stato un ridimensionamento delle ambizioni iniziali. Con la perdita di molte delle funzionalità che avrebbero reso Pixie un assistente AI rivoluzionario. Google sembra aver consolidato la strategia di non sviluppare un concorrente interno a Gemini. Preferendo, invece, creare strumenti che ne espandano le funzionalità senza sostituirlo. Come nel caso del nuovo Pixel Sense in arrivo sui Pixel 10.
L’abbandono del progetto Pixie come assistente esclusivo per i Pixel potrebbe sembrare un’occasione mancata. Gli utenti avrebbero potuto beneficiare di un’intelligenza artificiale altamente specializzata. Eppure, le dinamiche interne di Google hanno portato a un’altra scelta strategica. Sarà interessante vedere se, in futuro, l’azienda di Mountain View deciderà di ritornare sull’idea di un assistente AI esclusivo per i Pixel. O se continuerà a puntare su una strategia più uniforme per tutto l’ecosistema Android.