Se Elon Musk avesse saputo che Signal è l’app preferita di molti pezzi grossi del governo americano, forse avrebbe riflettuto un po’ di più prima di bloccarlo su X. Ma ormai il danno è fatto, e la piattaforma di messaggistica è finita al centro di una vicenda piuttosto imbarazzante per l’amministrazione statunitense. Parliamo di un errore che ha permesso a un giornalista di infilarsi, del tutto involontariamente, in una chat segreta dove si discuteva di un’operazione militare imminente.
Il giornalista nella chat top secret
Tutto è iniziato quando Jeffrey Goldberg, redattore capo del The Atlantic, si è ritrovato inspiegabilmente aggiunto a un gruppo Signal chiamato “Houthi PC Small Group”. Nome poco fantasioso, ma contenuti decisamente esplosivi. Al suo interno, c’erano 18 membri di alto livello del governo USA, tra cui il vicepresidente JD Vance, il segretario della difesa Pete Hegseth e il direttore dell’intelligence Tulsi Gabbard. L’argomento della discussione? Un bombardamento sullo Yemen, avvenuto poi il 15 marzo.
Il giornalista non ha idea di come sia finito lì dentro, ma una cosa è certa: nessuno dei presenti ha notato che c’era un estraneo nella chat. Nessun controllo, nessuna verifica. Così, Goldberg ha potuto assistere in diretta alle conversazioni pre e post-attacco, inclusi messaggi di approvazione e un certo entusiasmo nel condividere bandiere americane e pollici in su. A rendere il tutto ancora più surreale, il commento di Vance, che si chiedeva se il Presidente fosse consapevole di quanto quell’azione fosse in contrasto con la linea politica verso l’Europa.
Signal e la gaffe del Pentagono
Al di là dell’assurdità della situazione, questo episodio apre scenari piuttosto inquietanti. Il primo problema riguarda la sicurezza: discutere di operazioni militari su un’app civile e su dispositivi personali è già di per sé un rischio enorme. Secondo alcuni esperti, Signal non è nemmeno approvato ufficialmente per le comunicazioni governative, e il fatto che alti funzionari lo usino per scambiarsi informazioni delicate non è esattamente rassicurante.
Poi c’è la questione della negligenza. Se è bastato un errore per far finire un giornalista dentro una chat segreta, cosa potrebbe succedere se un dispositivo finisse nelle mani sbagliate? Questo caso mette in evidenza una gestione quantomeno superficiale di informazioni altamente riservate, che avrebbero dovuto essere protette con ben altri standard di sicurezza.
Per ora, resta da vedere quali saranno le conseguenze di questa vicenda e se verranno presi provvedimenti. Di certo, però, la prossima volta i membri del governo USA ci penseranno due volte prima di creare una chat di gruppo senza controllare chi c’è dentro.