Negli Stati Uniti si è acceso un importante dibattito sulla sicurezza delle comunicazioni governative. Tema affrontato in maniera seriosa dopo la rivelazione che alcuni ufficiali hanno discusso un’operazione militare in Yemen su Signal. Secondo le ultime dichiarazioni, il Pentagono ha espressamente sconsigliato l’utilizzo di questa piattaforma per qualsiasi tipo di conversazione, anche quelle non classificate. Alla base della decisione vi è la preoccupazione della presenza di hacker russi. I quali sfrutterebbero alcune vulnerabilità dell’app per ottenere dati sensibili tramite sofisticate tecniche di phishing.
Il portavoce di Signal difende l’app
A far scattare l’allarme è stato un articolo pubblicato dal The Atlantic. Il quale ha portato alla luce il fatto che un civile, il redattore capo della testata, sia stato accidentalmente incluso in una chat in cui si discuteva dell’attacco in programma. Tutto ciò ha sollevato dubbi non solo sulla sicurezza di Signal, ma anche sulle procedure adottate dai funzionari statunitensi nella gestione di informazioni riservate. Le autorità militari hanno così ribadito la necessità di utilizzare esclusivamente strumenti approvati dal governo per evitare fughe di dati.
Di fronte alle accuse, un rappresentante di Signal ha voluto precisare che il problema non risiede nella sicurezza dell’app. Ma piuttosto nelle tecniche di attacco adottate dagli hacker. Questi, secondo l’azienda, non sfruttano falle specifiche della piattaforma. Ma inducono gli utenti a cadere vittime di attacchi di phishing, compromettendo così i loro dispositivi. Il portavoce ha poi sottolineato che è fondamentale prestare attenzione ai collegamenti ricevuti e ai dispositivi connessi al proprio account.
Nonostante le rassicurazioni, l’avvertimento del Pentagono ha già innescato un acceso dibattito sulle misure di sicurezza nelle comunicazioni istituzionali. Dunque da un lato Signal è considerata una delle app più sicure disponibili al pubblico. Dall’altro però la vicenda ha evidenziato come, senza adeguate precauzioni, nessuna piattaforma possa garantire la totale protezione delle informazioni. L’incidente ha sollevato anche interrogativi più ampi sul rischio che gli Stati Uniti possano essere vulnerabili a operazioni di spionaggio informatico condotte da gruppi stranieri.