L’AGCOM ha deciso di intervenire in modo concreto contro una delle pratiche più discusse nel mercato della telefonia mobile: le offerte “Operator Attack”. Con la delibera n. 12/25/CIR approvata il 19 marzo 2025, l’Autorità ha ufficialmente avviato un procedimento per aggiornare le regole sulla portabilità del numero mobile (MNP), alla luce delle novità introdotte dalla recente Legge sulla Concorrenza.
Stop agli “attacchi mirati” sugli operatori
Per anni, le offerte “Operator Attack” hanno rappresentato una strategia chiave per molti operatori mobili: promozioni iper-personalizzate rivolte esclusivamente ai clienti in uscita da un preciso concorrente. Il trucco? Usare i dati del database MNP per sapere da quale operatore proveniva l’utente. Ma questa pratica è finita nel mirino delle istituzioni: la nuova normativa vieta l’uso di quei dati a fini commerciali.
La legge approvata a fine 2024 (articolo 98-duodecies, comma 1-bis, del Codice delle comunicazioni elettroniche) è chiara: i dati tecnici raccolti per garantire la portabilità non possono più essere utilizzati per scopi di marketing. Si tratta di un cambiamento importante, che punta a proteggere gli utenti da pratiche aggressive e discriminazioni basate sull’operatore di provenienza.
Cosa succede adesso
L’obiettivo dell’AGCOM è rivedere e aggiornare il regolamento in vigore dal 2011, già ritoccato nel 2021 con l’introduzione di misure anti-frode come quelle contro il SIM swap. Le nuove regole dovranno:
rafforzare i controlli sull’uso dei dati del database MNP;
garantire il rispetto della privacy e il trattamento equo degli utenti;
vietare esplicitamente l’uso dei dati di portabilità per formulare offerte personalizzate.
I tempi del cambiamento
Il procedimento durerà 120 giorni, salvo sospensioni o proroghe, e sarà coordinato dall’ingegner Francesco Bernabei. Nel frattempo, operatori, associazioni di categoria e consumatori potranno inviare osservazioni entro 30 giorni dalla pubblicazione della delibera. In caso di mancato accordo o dubbi interpretativi, è prevista anche una consultazione pubblica.
Chi volesse impugnare il provvedimento potrà farlo entro 60 giorni presso il TAR del Lazio.