Donald Trump ha deciso di alzare il tiro sui dazi e lo ha fatto nel modo più spettacolare possibile: un evento nel Rose Garden, cifre giganti esposte su un tabellone sventolante e un annuncio che rischia di rimescolare le carte nel commercio globale. La sua nuova ondata di tariffe doganali colpirà oltre 60 Paesi con percentuali che vanno dal 10% fino al 49%. Tra i più penalizzati ci sono la Cina (34%), il Vietnam (46%), l’Unione Europea (20%), la Cambogia (49%) e l’India (26%). L’idea di base? Proteggere l’industria americana, riequilibrare gli scambi commerciali e, ovviamente, fare colpo sugli elettori in piena campagna presidenziale.
Donald Trump sgancia la bomba: dazi folli per tutti
Ma c’è un problema: molti esperti non vedono affatto un piano strategico dietro queste scelte, anzi. Le nuove tariffe rischiano di colpire proprio quei settori in cui gli Stati Uniti dipendono fortemente dalle importazioni, facendo schizzare i prezzi alle stelle. Tra le prime vittime c’è l’industria automobilistica: è già in vigore un dazio del 25% sulle auto straniere, una mossa che potrebbe impattare non solo i produttori, ma anche i consumatori americani. E non è finita: stop all’esenzione per le importazioni sotto gli 800 dollari, un duro colpo per colossi come Shein, Temu e Amazon, che sfruttavano questa regola per mantenere prezzi bassi.
Le reazioni internazionali non si sono fatte attendere. Ursula von der Leyen ha lanciato un messaggio forte e chiaro: l’Europa risponderà con misure concrete, soprattutto nel settore dell’acciaio e dell’automotive. La Cina ha chiesto agli USA di annullare le tariffe, avvertendo che nessuno esce vincitore da una guerra commerciale. E il Canada? Ha già promesso una risposta “proporzionata”.
Anche Apple trema. I suoi prodotti sono assemblati in Vietnam, India, Thailandia e Taiwan, tutti Paesi colpiti dai nuovi dazi. Secondo gli analisti, la mossa potrebbe costare all’azienda miliardi di dollari l’anno, con il rischio di aumentare i prezzi per i clienti.
E il settore tech? Stessa storia. PC, componenti, console da gaming: tutto subirà un dazio del 25%. La nuova Nintendo Switch 2, prodotta in Vietnam, potrebbe costare molto di più negli Stati Uniti. Insomma, il commercio globale sta per entrare in una fase turbolenta, e le ripercussioni non tarderanno a farsi sentire.