giovedì, Aprile 10, 2025

DAZN: il CEO Azzi parla della pirateria qui in Italia

Il CEO di DAZN ha parlato della pirateria sottolineando come anche chi può permettersi degli abbonamenti sceglie di puntare sulla pirateria

di Eduardo Bleve
DAZN

Il fenomeno della pirateria torna a far parlare di sé questa volta però ad esprimersi è stato il CEO di DAZN Stefano Azzi, il quale in un’intervista presso Il Sole 24 Ore si è espresso senza mezzo di termini, sottolineando come i numeri siano eloquenti e mostrino il chiaro rischio che la pirateria digitale svaluti i diritti dello sport, affermando che non c’è tempo da perdere per intervenire a cambiare questa situazione.

 

Situazione profondamente compromessa

Il CEO di DAZN ha sottolineato come gli interventi legislativi approvati in Italia abbiano avuto un effetto deterrente molto debole dal momento che allo stato attuale non esistono sanzioni dirette per gli utenti finali che usufruiscono dei servizi pirata, la speranza del rappresentante di DAZN è che questi arrivino presto con effetto retroattivo, dal momento che chi utilizza la pirateria lascia comunque un segno del proprio operato, nello specifico i dati mostrano un utilizzo nel 2023 di piattaforme pirata da quasi 4 milioni di persone in forma abituale alle quali si aggiungono altri 12 milioni di utenti invece occasionali, l’uomo sottolinea che addirittura anche coloro che possono permettersi il calcio non pagano e rischiano la loro situazione pur di risparmiare un euro al giorno, questione che secondo lui va affrontata con decisione sia da un punto di vista delle norme antipirateria sia da un punto di vista culturale.

Secondo quest’ultimo, tra l’altro, anche i club di calcio dovrebbero avere un ruolo più centrale all’interno di questa dinamica, ritiene fondamentale infatti che questi ultimi non si limitino a delegare tutto alle semplici istituzioni, ma che agiscano anche a livello locale sfruttando la loro prossimità con le comunità dei tifosi per innescare un cambiamento culturale.

Infine durante la sua intervista ha respinto l’idea che il calcio debba essere reso gratuito o quasi, anzi ha infatti specificato che gli investimenti necessari per acquisire i diritti sono troppo elevati per poter essere ripagati solo ed unicamente dalla Pubblicità, per pareggiare il valore economico di una stagione di serie A infatti servirebbe raccogliere ogni anno almeno 15 volte la pubblicità di cui gode Sanremo.

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