sabato, Aprile 26, 2025

Spazio affollato: quando l’orbita diventa una discarica

L’orbita terrestre è sempre più affollata di detriti: l’ESA accelera i piani per monitorarli e ridurne l’impatto entro il 2030.

L’orbita terrestre è sempre più affollata di detriti: l’ESA accelera i piani per monitorarli e ridurne l’impatto entro il 2030.

Se pensate allo spazio come a un’immensa distesa silenziosa e ordinata, forse è il caso di aggiornare un po’ l’immaginario. Intorno alla Terra, infatti, c’è un vero e proprio traffico orbitale fatto di rottami, bulloni, frammenti di razzi e satelliti dismessi che, nel tempo, si sono accumulati come una discarica galleggiante. E la situazione sta diventando sempre più complicata da gestire.

 

Il piano dell’ESA per ripulire l’orbita

A lanciare l’allarme è stata di nuovo l’Agenzia Spaziale Europea, che ha messo nero su bianco numeri piuttosto inquietanti: sarebbero circa 1,2 milioni i detriti spaziali con dimensioni superiori al centimetro che ruotano attorno al nostro pianeta. E tra questi, ben 50.000 superano i 10 centimetri, abbastanza da causare danni seri a qualsiasi satellite attivo si trovino sulla traiettoria sbagliata nel momento sbagliato.

Il problema è che, per quanto ci si stia attrezzando, attualmente siamo in grado di tracciare solo una parte di questi frammenti: circa 40.000. Una piccola fetta, insomma. Per fortuna ci sono nuove tecnologie in arrivo: come il progetto Space Debris Hunter, un satellite in fase di sviluppo all’Università dell’Alaska che promette di rilevare anche pezzi grandi appena un centimetro. Un piccolo passo verso un controllo più preciso.

Il rapporto dell’ESA, presentato a Bonn, mostra quanto la situazione sia particolarmente critica attorno ai 550 chilometri di altitudine, una zona molto trafficata da satelliti. Ma ciò che peggiora tutto è che i detriti… si scontrano tra loro. E da ogni collisione nascono altri frammenti. Solo nel 2024 si stima che si siano aggiunti almeno 3.000 nuovi oggetti tracciabili a causa di queste frammentazioni.

Non tutto, però, è negativo. C’è anche qualche buona notizia. Nel 2024 si è visto un aumento dei rientri controllati di satelliti dismessi, segno che le agenzie spaziali iniziano a prendere sul serio il problema. E per la prima volta, i lanciatori rientrati con manovre controllate hanno superato quelli lasciati allo sbando.

L’ESA, intanto, guarda avanti con il suo ambizioso progetto Zero Debris Approach, che punta a ridurre drasticamente il numero di rifiuti spaziali entro il 2030. Perché se vogliamo davvero tornare sulla Luna – o andare oltre – forse è il caso di mettere un po’ d’ordine prima di uscire di casa.

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