sabato, Aprile 26, 2025

ChatGPT genera passaporti falsi in meno di dieci minuti

GPT-4o può generare passaporti falsi incredibilmente realistici, sollevando preoccupazioni per la sicurezza online e truffe.

GPT-4o può generare passaporti falsi incredibilmente realistici, sollevando preoccupazioni per la sicurezza online e truffe.

Immagina di poter creare un passaporto falso in meno di dieci minuti. Non con Photoshop, né con complicati software da hacker. Ti basta aprire ChatGPT, scrivere due righe ben calibrate e voilà: il documento è pronto. Sembra fantascienza, e invece è quello che è riuscito a fare Borys Musielak, imprenditore che ha raccontato tutto su LinkedIn. Il punto è che stavolta l’AI non si è limitata a fare un disegnino approssimativo: ha creato un documento così realistico da superare controlli di sicurezza veri, quelli che usano banche e piattaforme fintech per verificare l’identità dei clienti.

 

GPT-4o falsifica documenti in modo perfetto

Il modello usato? GPT-4o, l’ultimissima versione di ChatGPT. Una versione che, a quanto pare, sa generare non solo testi brillanti, ma anche documenti falsi decisamente credibili. E non parliamo solo di apparenza: il passaporto generato da Musielak era privo di errori grossolani, impaginato correttamente, con una foto “naturale” e persino con quei piccoli dettagli che normalmente solo l’occhio di un esperto coglie. Insomma, abbastanza realistico da far tremare chi si occupa di sicurezza.

Il vero problema? La facilità. Fino a ieri servivano competenze, tempo e software complessi per falsificare un documento. Oggi, bastano una connessione internet e una manciata di prompt ben scritti. Il rischio che questa tecnologia venga usata per truffe su larga scala è altissimo, soprattutto se pensiamo che molti servizi chiedono solo una scansione del documento per completare la registrazione.

OpenAI ha già preso contromisure: oggi ChatGPT si rifiuta di creare documenti falsi. Ma il gioco del gatto e del topo è appena iniziato. Perché ci sono modelli open source, senza limiti, pronti a fare quello che i più “etici” non fanno.

E ora? La palla passa a chi quei documenti li deve proteggere: banche, governi, piattaforme online. Serve più sicurezza, sì. Ma anche una riflessione seria su quanto in fretta sta correndo questa tecnologia — e quanto siamo davvero pronti a starle dietro.

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