Il mondo del lavoro è sempre più condizionato dalla tecnologia e dalle recenti innovazioni nel settore dell’intelligenza artificiale. A tal proposito, ci sono alcuni lavoratori che vengono pagati senza fare nulla. Ciò è quello che succede con alcuni dipendenti di DeepMind, la celebre sussidiaria AI di Alphabet (Google). Quest’ultimi si ritrovano ad essere fermi, anche per un anno intero. L’informazione è stata riportata da Business Insider. E poi amplificata dalle dichiarazioni di Nando de Freitas, vicepresidente delle operazioni AI di Microsoft e parte dello stesso team DeepMind. Secondo quanto dichiarato c’è un flusso costante di richieste da parte di ex colleghi in cerca di una via d’uscita dall’azienda.
Google: cosa succede ai dipendenti AI di DeepMind?
Si tratta di figure professionali vincolate da contratti ferrei che, pur di non passare alla concorrenza, si ritrovano ad essere esclusi dai progetti. Impossibilitati a cambiare azienda, e spesso obbligati all’inattività. Tale strategia, che in alcuni casi prevede anche la continuazione dello stipendio pur senza compiti assegnati, può sembrare una pacchia. Ma in un settore in cui sei mesi di stallo equivalgono a un’era geologica, stare fermi è un rischio esistenziale.
Il centro della questione riguarda la clausola di non concorrenza. Negli Stati Uniti, la Federal Trade Commission (FTC) ha preso posizione contro l’uso estensivo di tali vincoli. Giudicandoli in molti casi dannosi. Ciò sia per la libera circolazione dei lavoratori che per l’innovazione stessa.
DeepMind difende la sua posizione. L’azienda afferma di rispettare gli standard di mercato. Inoltre, l’azienda ha fatto riferimento anche al concetto di interessi legittimi da proteggere. Quando si parla del settore tecnologico e delle sue innovazioni è comprensibile perché si teme per la fuga di cervelli. A tal proposito, sorgono diversi interrogativi. È giusto che le aziende tentano a tenere per sé i lavoratori più esperti? Anche se questo significa usare mezzi come quelli adottati da Google?