Donald Trump è tornato a muovere le pedine sulla scacchiera del commercio globale. Stavolta però, niente colpi di scena per tutti: ha annunciato una sospensione di 90 giorni per i dazi cosiddetti “reciproci”, quelli che pesavano sugli scambi con molti Paesi. Ma attenzione: la tregua vale per (quasi) tutti, tranne che per la Cina, che anzi si trova a fronteggiare un aumento delle tariffe fino al 125%, contro il 104% precedente.
90 giorni di sospensione
L’annuncio è arrivato – come ormai da prassi – via Truth Social, il social fondato dallo stesso Trump. Il tono? Quello solito, senza mezze misure: “La Cina ha mancato di rispetto ai mercati mondiali. Non possiamo più accettare che si approfittino di noi”. Nessuna apertura a Pechino, insomma. Il messaggio è chiaro: chi non vuole negoziare, paga.
Allo stesso tempo, però, Trump ha provato a lanciare un segnale più soft al resto del mondo, parlando di una riduzione temporanea dei dazi al 10% per i Paesi che non hanno risposto con ritorsioni alle sue precedenti misure. Insomma, un mix tra bastone e carota, molto in stile Trump: duro con chi considera un avversario, più accomodante con chi non reagisce.
Il segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha rafforzato il messaggio, definendo la mossa “un atto di buona fede” verso i partner commerciali. Ha detto che chi si siederà al tavolo delle trattative sarà ascoltato, e ha lodato Trump per il “coraggio di restare saldo sulla linea”. A supportarlo, anche il segretario al Commercio Howard Lutnick, che ha confermato di essere presente mentre Trump scriveva il post: “Uno dei più straordinari del suo mandato”, ha detto.
E Wall Street? Ha reagito benissimo. Il Dow Jones ha fatto un balzo di 2.200 punti, l’S&P 500 è salito del 6,5%, e il Nasdaq ha sfondato l’8% di rialzo. Anche Apple ha festeggiato, salendo del 5%.
Quindi sì, per ora il messaggio è questo: con Trump si può trattare, ma solo se non sei la Cina.