sabato, Aprile 26, 2025

La difficile realtà dietro l’idea di un iPhone “Made in USA”

Le promesse di Trump su un iPhone "Made in USA" si scontrano con le difficoltà logistiche e industriali per Apple.

Le promesse di Trump su un iPhone "Made in USA" si scontrano con le difficoltà logistiche e industriali per Apple.

L’idea di vedere un iPhone Made in USA” è affascinante, quasi romantica. Ma come spesso accade, tra la visione politica e la realtà industriale ci passa un mondo. O, in questo caso, un intero oceano.

 

Un iPhone americano è ancora un sogno

Donald Trump è tornato alla carica con una delle sue promesse più iconiche: riportare la produzione tecnologica in America. E lo fa con decisione, annunciando dazi del 104% sui prodotti cinesi. Il messaggio è chiaro: chi vuole vendere in America, produca in America. E qui entra in gioco Apple, che da anni si appoggia a una rete globale, ipercomplessa e soprattutto asiatica per costruire i suoi prodotti.

Durante un recente briefing, la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha ribadito la fiducia del presidente nel fatto che Apple possa riportare la produzione degli iPhone negli Stati Uniti. “Abbiamo le risorse, la forza lavoro, le competenze”, ha detto. E ha ricordato l’investimento da 500 miliardi di dollari promesso da Apple negli USA. Ma — e qui arriva il primo intoppo — quel mega investimento non riguarda affatto l’assemblaggio degli iPhone. Si parla di ricerca, server, contenuti video e formazione. Non di fabbriche.

In effetti, pensare di costruire un iPhone in America non è solo costoso, è logisticamente un incubo. Non lo dicono solo gli analisti, lo ha spiegato anche Tim Cook, il CEO di Apple. In una famosa intervista del 2015, disse che negli Stati Uniti ci sono così pochi tecnici specializzati nella produzione di componenti meccanici (come stampi e matrici) che potrebbero stare tutti in una stanza. In Cina, per lo stesso lavoro, servirebbero interi stadi.

E non si tratta solo di manodopera. È tutta una questione di ecosistema industriale: fornitori, logistica, precisione, velocità di esecuzione. La Cina — spiegava ancora Cook — non è più solo il Paese del basso costo, ma quello della competenza concentrata. Una fabbrica americana non avrebbe, oggi, la stessa capacità di produzione né gli stessi margini.

 

Apple e la sfida dei dazi

Apple però non è rimasta a guardare. In vista dell’entrata in vigore delle tariffe, ha già iniziato ad accumulare scorte di iPhone sul suolo americano. Una mossa tattica per prendere tempo ed evitare aumenti di prezzo immediati. Ma è chiaro che questo è solo un cerotto su una ferita più grande.

Finché la tensione tra Stati Uniti e Cina crescerà, aziende come Apple si troveranno strette in un dilemma: rivedere la loro supply chain — operazione che può richiedere anni — o assorbire l’impatto economico e gestire la rabbia dei consumatori. Per ora, un iPhone prodotto interamente in America resta più un sogno a stelle e strisce che una vera strategia industriale.

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