Chi l’avrebbe detto che una nuova generazione di memorie potesse (ri)partire dalla Germania? E invece eccoci qui: due realtà europee, Ferroelectric Memory Company (FMC) e Neumonda, hanno deciso di rimettere la produzione di chip al centro dell’Europa. Ma non stiamo parlando delle classiche DRAM di una volta — quelle che avevano messo sul mappamondo nomi come Infineon e Qimonda — bensì di qualcosa di decisamente più ambizioso: memorie ferroelettriche non volatili, ribattezzate DRAM+.
La Germania rilancia le memorie DRAM+
Ok, ma cosa cambia rispetto a prima? In parole semplici: queste nuove memorie mantengono i dati anche quando manca l’alimentazione, e consumano meno energia. Il segreto sta in un materiale, l’ossido di afnio ferroelettrico (HfO₂), che va a sostituire il classico condensatore delle DRAM. Una roba super nerd? Forse, ma con un impatto enorme: parliamo di prestazioni top, consumi ridotti e capacità di archiviazione che finalmente iniziano a competere con le DRAM classiche.
E mentre le vecchie FeRAM avevano limiti evidenti (parliamo di 8 MB scarsi), qui si punta in alto: si parla di gigabit, forse anche gigabyte. Il bello è che questa tecnologia è compatibile con i processi CMOS standard, il che vuol dire che si può integrare facilmente nelle fab esistenti, senza dover reinventare tutto da zero.
Ma questa non è solo una storia di materiali e wafer. È anche una questione di visione. Da un lato FMC, con l’ambizione di rivoluzionare il modo in cui pensiamo alla memoria nei dispositivi AI. Dall’altro Neumonda, che entra in gioco con le sue piattaforme di test (con nomi decisamente rock come Rhinoe, Octopus e Raptor) e la voglia di riportare know-how tecnico e produzione in Europa.
Il CEO di Neumonda, Peter Poechmueller, è chiarissimo: “Vogliamo riportare le memorie a semiconduttore in Europa”. E questa partnership sembra proprio il primo passo concreto in quella direzione.
Non è solo una collaborazione tecnica, ma una presa di posizione strategica: l’Europa vuole ricostruirsi un ruolo nel mondo dei chip, puntando su nicchie ad alto valore aggiunto come AI, automotive e medicale. Dopo anni passati a guardare da lontano gli investimenti asiatici e americani, ora si prova a tornare in campo. E magari, a sorpresa, giocare da protagonisti.