Apple, circa un anno e mezzo dopo lo scandalo che l’ha vista protagonista e che ha sminuito la sua immagine a causa delle cattive condizioni lavorative in cui erano costretti a versare i suoi operai, la situazione nelle fabbriche sembra essere leggermente migliorata.
Chiunque ama ed apprezza il design di iPhone o di iPad, chiunque conosce i prezzi esorbitanti per acquistare un prodotto della casa di Cupertino, tutti apprezzano le elevate prestazioni fornite dai device dell’azienda, ma solamente in pochi conoscono le vere condizioni di lavoro in cui migliaia e migliaia di lavoratori cinesi sono costretti a lavorare per produrre questi dispositivi.
Per far luce sull’attuale situazione, la rivista americana “Bloomberg” ha fatto visita ad una della più grandi fabbriche di “Pegatron”, l’azienda subappaltatrice di Apple, nella periferia di Shanghai, 18 mesi dopo lo scandalo che ha coinvolto la società californiana.
Nel 2014, infatti, un reportage a telecamere nascoste dalla BBC, aveva posto il gruppo della mela morsicata sotto accusa per le scandalose condizioni lavorative di chi costruiva i suoi prodotti. Gli operai erano costretti ad effettuare 16 ore lavorative, 7 giorni su 7 e senza alcuna garanzia medica in caso di infortunio. Ma la notizia non fu l’unica a suscitare scandalo, già nell’ormai lontano 2010, un altro caso balzo alle cronache della stampa internazionale: quello dell’incremento del numero di suicidi nell’impresa subappaltatrice “Foxconn”.
Apple dichiara un miglioramento della situazione
Le pressioni della casa statunitense, per il miglioramento delle condizioni lavorative dei suoi operai, non sono tardate ad arrivare. Sotto l’iniziativa del CEO dell’azienda, Tim Cook, Apple dichiara di:
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aver effettuato ben 640 controlli su più di 1,6 milioni di lavoratori nel corso del 2015;
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monitorare con maggior attenzione le ore di lavoro straordinario;
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limitare le ore lavorative a 60 settimanali (in Italia il limite è di 48), 5 giorni su 7;
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limitare le ore lavorative straordinarie a 36 per mese;
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consentire una pausa di 50 minuti nel corso della giornata;
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aver reso gratuito il servizio Wi-Fi sul posto di lavoro;
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aver ripensato e migliorato gli spazi presenti nei “campus”, vale a dire le aree in cui gli operai lavorano e vivono al tempo stesso.
Infine, per permettere all’azienda di lavorare notte e giorno, i lavoratori sono stati incentivati tramite un aumento del salario notturno. Nonostante ciò, però, gli stessi continuano ad essere insoddisfatti ed a rivendicare migliori retribuzioni, che per il momento risultano ancora troppo basse, per rapporto al prezzo di un singolo prodotto dell’azienda (tra i 650 e gli 850 dollari per mese – ore straordinarie comprese).
Il mercato del mondo del lavoro ha subito un radicale cambiamento nel corso degli anni ed è ancora al centro di profondi mutamenti. La situazione non solo in Cina, ma in tutto il mondo necessita l’attenzione dei governi e delle istituzioni, perché in un mondo sempre più globalizzato i lavoratori rischiano, come sempre, di essere i soggetti più penalizzati.