Facebook continua a mostrare il suo lato oscuro. Un utente potrà anche astenersi totalmente dal mettere like, dal condividere contenuti, dalla lettura compulsiva degli aggiornamenti della timeline, ma il social network di Mr. Zuckerberg continuerà a profilare l’internauta grazie ad ogni sua azione, anche al di fuori dalla piattaforma.
Come è possibile tutto questo? Facebook in poche parole userà i dati delle nostre navigazioni a scopo pubblicitario, con la complicità di tutti i siti che contengono il badge per condividere i contenuti. È sufficiente, infatti, che la pagina web abbia un suo pulsante social (Mi Piace, Condividi) e Facebook saprà che siamo stati su quel sito. Non serve neanche cliccare sul badge, perché il sito comunicherà ai server di Facebook il nostro ingresso su quel sito.
Questa trasmissione di bigdata sulle nostre abitudini di navigazione sulla Rete in realtà non sono una novità, perché la raccolta di queste informazioni avveniva da tempo. Tuttavia Facebook aveva declinato, almeno a livello ufficiale, di voler utilizzare questi dati per scopi pubblicitari. Ma il business nella storia del capitalismo digitale cede ben pochi spazi alla morale e alla gratuità, e quindi la privacy stessa è merce di scambio pregiata con cui paghiamo servizi apparentemente gratis. Così Facebook, senza troppe ingenuità, ha deciso di usare questi dati che teneva in cantina per farli diventare moneta sonante. Un database gigantesco raccoglie già i nostri dati personali: non c’è soltanto ciò che facciamo e “siamo” su Facebook, ma persino tutto quello che facciamo sugli altri siti.
Per proteggersi da eventuali class action, Facebook rende nota questa sua pratica nelle opzioni per la privacy: “Uno dei modi in cui ti mostriamo le inserzioni è in base al tuo utilizzo di siti Web e applicazioni che usano le tecnologie Facebook. Ad esempio, se visiti siti Web di viaggi, potresti vedere inserzioni su Facebook relative a offerte per hotel. È quello che definiamo “inserzioni basate sugli interessi online”. Qui è possibile per l’utente manifestare il proprio diniego all’uso a scopo commerciale delle informazioni sulle navigazioni in Rete, tuttavia non è possibile evitare che Facebook continui a raccogliere queste informazioni.
Oltre ad agire sulle impostazioni di privacy proprie del social network, è possibile disattivare il tracciamento delle nostre attività online al di fuori da Facebook collegandosi al sito Your Online Choices. Cliccando sull’area “Le tue scelte” ci sarà mostrata una lista di società che tracciano le nostre navigazioni online, tra cui anche Facebook. Mettendo la spunta su “off” il tracciamento verrà disattivato contemporaneamente su ogni device che adoperiamo per connetterci al social network. Questo sito è stato messo a punto da Digital Advertising Alliance, un consorzio dei principali gruppi nazionali di categoria advertising e marketing, che offre soluzioni di autoregolamentazione sulla propria condotta.
Rimane comunque aperta la riflessione sull’efficacia dell’autoregolamentazione che può darsi il mercato digitale sull’uso dei dati personali degli utenti. Il rispetto della privacy non è una materia su cui un’azienda può decidere autonomamente, e forse è il caso che i quadri normativi di ogni Stato nazionale intervengano per sanzionare gli abusi e difendere le sacre mura dei devices a cui affidiamo praticamente tutto ciò che siamo e facciamo. Intanto i garanti della Belgian Privacy Commission hanno fatto in questi giorni il primo passo per chiedere spiegazioni a Facebook, paragonando il comportamento della piattaforma social allo spionaggio dell’NSA americana.