Finalmente, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha pronunciato il suo verdetto. Da ora in avanti, gli utenti di Google potranno contare su una sterminata biblioteca digitale, composta da oltre 1 milione di titoli gratuiti che saranno resi disponibili per la consultazione online.
Un’estenuante battaglia legale, che si è protratta per oltre dieci anni, giunge al termine. Infatti, proprio nelle ultime ore, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto il ricorso presentato dall’associazione degli Authors Guild che, nel 2005, aveva accusato Big G di procurare ingenti danni al settore librario attraverso la diffusione di materiale coperto da copyright.
A partire dal 2004, il colosso statunitense aveva incominciato ad effettuare la scansione di alcuni titoli fino a sfiorare, negli anni successivi, la quota dei 20 milioni di libri. Proprio nel 2005, per far fronte alla violazione dei diritti di autore, gli Authors Guild – il più grande sindacato degli scrittori presente negli Stati Uniti – decisero di intraprendere un’azione legale nei confronti di Google.
Il giudice federale, Denny Chin, ha paragonato il “Library Project” ad un programma di “fair use“: un intervento che mira alla divulgazione e alla conoscenza collettiva per sostenere fini informativi. In altre parole, Google viene assolto per “uso imparziale” di un lavoro appartenente ad altri autori e pubblicato da svariate case editrici. Big G, pienamente soddisfatto dell’esito del processo, ha spiegato che “Il prodotto funziona come un catalogo a schede per l’era digitale, fornendo alle persone un nuovo modo per trovare e comprare libri, portando avanti – allo stesso tempo – gli interessi degli autori.”
A sua volta, Mary Rasenberger, direttore esecutivo dell’associazione Authors Guild, ha replicato che “La decisione – accecata dagli argomenti a favore del bene pubblico – ci dice che Google, e non gli autori, meriti di guadagnare profitti dalla digitalizzazione dei libri. In questo modo, viene fraintesa l’importanza dei mercati online emergenti. Il prezzo per questo beneficio pubblico ha provocato, e continuerà a provocare, un reale e potenziale danno a tutti gli autori“.