Un team di ricercatori di Stanford ha studiato un sistema per aiutare i bambini autistici tramite l’utilizzo di Google Glass.
L’autismo può essere fronteggiato anche tramite i Google Glass. È il risultato derivante da un progetto messo in atto da alcuni ricercatori di Stanford, che si sono riuniti in un ufficio amministrativo per mettere in relazione il prodotto tecnologico con una delle piaghe della società dei nostri tempi. L’idea deriva dalla Autism Glass Project, che è una divisione della Scuola di Medicina di Stanford. Il software utilizza una serie di macchine di apprendimento per estrarre le caratteristiche delle persone e consentire alle stesse di interagire al meglio con il mondo circostante.
Il sistema che vede come protagonista Google Glass è stato provato su un centinaio di bambini. Il programma riesce a riconoscere le emozioni nei volti verso i quali il dispositivo è puntato e legge le espressioni facciali in pochi secondi. “Non volevamo che questo apparecchio corrispondesse ad una protesi”, afferma uno degli ideatori del progetto, Nick Haber. Il team di ricercatori ha avviato il progetto lo scorso anno, coinvolgendo oltre 40 studi e lavorando molto in laboratorio. Inizialmente lo studio era piuttosto complicato, dato che veniva adoperato soltanto un Google Glass. Le cose sono cambiate quando Google ha fornito altri 35 dispositivi.
Il team ha cercato di mettere in correlazione il rapporto tra i bambini autistici e un Google Glass mediante un gioco intitolato Capture the Smile. Vengono così monitorate le performance in questo gioco, con la rilevazione della tipologia di autismo presente in ogni individuo. Con studi a lungo termine, i ricercatori potranno scoprire come il wearable sia in grado di aiutare a riconoscere le emozioni. La seconda fase dello studio durerà per diversi mesi e nel trattamento verranno coinvolti anche i genitori mediante la tecnologia dell’Autism Glass Project.
Con solo venti minuti giornalieri di utilizzo da parte dei bambini, il laboratorio The Wall riuscirà a scoprire quale sarà il ruolo dell’impegno visivo nel processo di rilevamento delle emozioni. Nei prossimi anni, il pool di ricercatori sarà sempre più ampio per fare in modo che lo studio diventi maggiormente attendibile. La nuova tecnologia con i Google Glass non può ancora essere diffusa, anche se il sogno è quello di dare grossi aiuti ai bimbi affetti da autismo.