Il critico d’arte del futuro sarà… l’intelligenza artificiale. Un’evidente quanto ovvia estensione delle capacità dei computer, sempre più presenti nella nostra vita di tutti i giorni. Dai dispositivi più avanzati agli onnipresenti robot, i vantaggi che la tecnologia comporta è una costante di cui non potremmo più farne a meno. Tuttavia, c’è chi storce il naso e, magari, sostiene si debbano necessariamente porre dei limiti a questo divagare robotico. Come in alcuni settori per antonomasia umanistici. L’arte, appunto.
Se nessun computer è tra le firme note di una poesia, di una melodia o di un quadro, è perché il nostro cervello percepisce la realtà in modo diverso dalle macchine. Certamente più sensibile. Laddove logica e sentimento non hanno nulla a che vedere. Perché diciamolo pure, se un algoritmo funziona male, il computer si blocca. Mentre il cervello umano è in grado di conoscere e riconoscere, oltre a classificare quel che gli viene inviato.
Ad ogni modo, quel che si sosteneva fino a oggi sembra essere stato sovvertito da un gruppo di ricercatori al quale si deve l’aver sviluppato una Intelligenza Artificiale in grado di classificare i lavori di artisti famosi. Il tutto tenendo conto dello stile, del genere e del tratto. Sono circa 80 mila le opere classificate, e tutte rivelano legami e somiglianze tra artisti ed epoche lontane tra loro. “Non ci sogneremo mai di sostituire gli esperti di storia dell’arte, ma con un numero sempre crescente di dipinti nelle collezioni online, abbiamo bisogno di uno strumento automatico per organizzarli”, sostengono gli esperti della Rutgers University di New Brunswick, nel New Jersey. Si sa che la sensibilità umana è impareggiabile.
Come fa l’algoritmo a classificare le opere d’arte
Si parla sempre di algoritmo. Anzi, di una serie di algoritmi di apprendimento automatico, capace di rilevare le caratteristiche inerenti una determinata categoria di dipinti. Parliamo di forme, colori, tratti e soggetti. Algoritmi già utilizzati tramite Google immagini. Una volta inserite le 80 mila opere da riconoscere, la IA è stata in grado di riconoscere l’artista con un’accuratezza del 63 per cento, il genere con il 60 e lo stile con il 45 per cento di precisione.
I risultati fanno notare come ci sia ancora molto da lavorare, ma lo studio è dopotutto in fase embrionale e comunque ha portato ad ottime riuscite. L’occhio critico dell’uomo, dunque, rimane inimitabile. Ma il futuro dell’arte potrebbe vedere un robot seduto alla cattedra di Storia dell’Arte o esperto di critica pittorica o scultorea.
Questo quello che ci aspetta. Voi, cosa ne pensate?