Apple ha perso la causa riguardante l’esclusività del marchio “iPhone” in Cina. D’ora in poi l’azienda statunitense dovrà condividere il nome del suo prodotto di punta con quello di un’impresa di pelletteria cinese.
Il processo, intentato da Apple nel 2012 per violazione della proprietà intellettuale, aveva già visto sconfitto il gruppo della mela in primo grado e ripropone lo stesso esito anche in appello. Secondo una sentenza del alta corte di Pechino, l’impresa cinese “Xintong Tiand” potrà continuare ad apporre il marchio “iPhone” sui propri prodotti in pelle. Infatti, come dichiarato dalla stessa: « Il gruppo Apple non ha potuto dimostrare che il suo marchio (iPhone) era già celebre ed ampiamente conosciuto dal pubblico prima che quello della società Xintong Tiandi fosse stato deposto ».
Il quotidiano forense “Fazhi Bao” afferma che la società americana aveva depositato il marchio già dal 2002, ma esclusivamente per la categoria relativa ai prodotti elettronici. Inoltre, sebbene i primi iPhone siano stati commercializzati nel 2007 negli Stati-Uniti, essi sono apparsi solamente nel 2009 in Cina, vale a dire due anni dopo la creazione del marchio di pelletteria.
Un momento difficile per Apple e gli altri costruttori
Il settore degli smartphone sta attraversando un momento delicato, registrando la più piccola crescita mai realizzata nella storia: “solo” 0,2% su base annua e 334.9 milioni di unità vendute nel mondo. In base ai fatturati del primo trimestre dell’anno solare in corso, infatti, il mercato sembra saturo e non permette alle aziende di ricavare profitti come in passato.
Nonostante però la presunta crisi, le imprese cinesi continuano ad acquisire grandi fette di mercato, con Huawei che si classifica terza, subito dopo Samsung ed Apple, a livello di vendite (crescendo del 58,4% rispetto l’anno precedente) e con Oppo e Vivo che si piazzano in quarta e quinta posizione a livello mondiale.
La sentenza non desta preoccupazione, ma rappresenta un altro duro colpo per il colosso americano che, giorno dopo giorno, sembra perdere influenza e rilevanza a livello internazionale.