Una ricerca condotta dall’Università del Minnesota ha dimostrato che il processo interpretativo delle emoji può dipendere, sostanzialmente, da due fattori. Il primo riguarda la versione fornita dalle singole piattaforme, che può variare a seconda del sistema operativo di riferimento; il secondo concerne il significato attribuito da colui che se ne serve.
La comunicazione è importante. Eppure, a causa delle emoji, potrebbe essere fraintesa. Nate in Giappone intorno alla fine degli anni ’90 e simili alle emoticon, negli ultimi decenni questi segni pittografici – che hanno il compito di esprimere le emozioni umane – si sono velocemente diffusi nella “divulgazione scritta” tramite l’utilizzo di sms, e-mail e chat. Non tutti sono a conoscenza del fatto che queste simpatiche faccine rischiano di creare scompiglio tra mittente e destinatario: a dichiararlo è un’indagine statunitense.
Lo studio ha coinvolto 334 partecipanti e ha tenuto conto di 125 emoji. Gli esperti hanno chiesto alle persone di assegnare un punteggio a ogni “faccina”, rispettando i valori compresi tra -5, ossia una valutazione fortemente negativa, a +5, ovvero una valutazione fortemente positiva. Inoltre, ogni soggetto aveva il compito di indicare il significato che personalmente attribuiva alla singola emoji.
Al termine del test, sono stati elaborati alcuni grafici che hanno portato alla luce considerazioni davvero interessanti. Prima di tutto, sono emerse delle discrepanze tra utenti che utilizzavano la stessa piattaforma come Android, iOS, Microsoft e così via. Per esempio, la faccina di Microsoft che presenta gli occhi molto stretti e un sorriso, privo di denti, a bocca aperta ha manifestato un tasso di discordanza molto elevanto: il 44% degli utenti ha pensato di considerarla negativa, mentre il restante 54% positiva. Invece, la faccina di Apple che dorme, accompagnata da “zzz“, è risultata quella più facilmente compresa: il 79% delle persone, infatti, ha assegnato a tale segno un significato neutrale.
Un’ulteriore differenza semantica ha coinvolto altre due emoji. La faccina sorridente con gli occhi a cuoricino ha assunto, per la maggior parte dei partecipanti, il valore di “amore“; mentre la faccina “non divertita” può rappresentare, a seconda del soggetto, diversi sentimenti che appartengono alla scala di sensazioni negative quali la delusione, l’amarezza, la perplessità e la tristezza.
Nell’articolo, relativo alla ricerca, si legge: “Abbiamo riscontrato che solo il 4,5% dei simboli esaminati registrava piccole variazioni nel sentimento suscitato. Al contrario, nel 25% dei casi, in cui i partecipanti hanno valutato lo stesso tipo di simbolo, gli utenti intervistati non erano d’accordo sul fatto che suscitasse un sentimento positivo, negativo, o neutrale“. In altre parole: la stessa faccina, diffusa dal medesimo sistema operativo, è in grado di generare scompiglio tra le varie interpretazioni.
Nei paragrafi conclusivi dello studio, i ricercatori spiegano come “La natura visiva delle emoji lascia spazio alle interpretazioni. Inoltre, esse hanno una diversa resa a seconda delle piattaforme […]. La psicololinguistica suggerisce che l’interpretazione tra due persone debba essere coerente, al fine di evitare problemi di comunicazione […]. Per le 5 piattaforme che hanno la loro versione delle 22 emoji di Unicode abbiamo riscontrato disaccordo sia in termini di sentimento che di semantica. Tale incongruenza tende ad aumentare con le differenti rese dei simboli“.
Da ora in avanti, sembra proprio che dovremmo incominciare a metterci d’accordo con il nostro “interlocutore visivo” prima di inviare un’emoji alquanto equivoca.