Parti del corpo “di ricambio” create con la stampa 3D. Per anni, infatti, questa nuova tecnologia si è concentrata sulla produzione di orecchi, muscoli o mandibole. Qualcosa di molto simile alla fantascienza, ammettiamolo. Oggi, però, i tessuti “bio-stampati” sono talmente resistenti da poter finalmente essere impiantati negli esseri umani.
Negli ultimi dieci anni, i ricercatori del Wake Forest Baptist Medical Center hanno sviluppato una nuova stampante capace di produrre tessuti e organi grazie ad un sistema di stampa integrato. Il professor Anthony Atala, direttore dell’Istituto di Medicina Rigenerativa dello stesso centro, ha lavorato a questa possibile dal 2009, l’anno in cui espresse il desiderio di unire la medicina a questa emergente tecnologia. “Siamo in grado di usare biomateriali intelligenti per rigenerare gli organi“, ha dichiarato il dottore.
E siamo ad un passo da quel sogno. Lo stesso che contribuirà a colmare il divario enorme riguardo la carenza di organi. Negli Stati Uniti, solo oggi, 121.460 persone sono in lista d’attesa per un trapianto d’organo, mentre un nuovo nome viene aggiunto alla lista ogni dieci minuti. È questo riportato dal Dipartimento di Salute e Servizi Umani. E ogni giorno, 22 persone muoiono durante l’attesa.
Il sistema di stampa 3D di Atala potrebbe aiutare a risolvere questo problema. Sulla base di un nuovo tipo di tecnologia, infatti, il sistema emette un oggetto con due diversi metodi di stampa. Il primo è un materiale più duro della plastica che modella le parti del corpo, mentre il secondo è un inchiostro gel a base di acqua che contiene le cellule dei tessuti.
Le parti del corpo stampate vengono anche integrate con un sistema di canali, così gli elementi nutritivi e l’ossigeno dal corpo può fluire nel nuovo tessuto dopo che è stato impiantato. Ciò mantiene vitali le parti stampate e le aiuta a sviluppare i movimenti propri del corpo.
La scommessa sulla stampa 3D
Utilizzando la nuova stampante, il team statunitense ha stampato una gamma di tessuti: muscoli morbidi, cartilagine e ossa dure. “Possiamo usare la stessa strategia per creare altri tipi di tessuti“, ha spiegato Atala, indicando la possibilità che la stampante potrebbe essere in grado, in futuro, di produrre organi complessi, come fegato e cuore.
Nei test sugli animali, le parti in tessuto funzionale impiantate sono rimasti vitali grazie ai vasi sanguigni. I ricercatori, inoltre, sono stati in grado di mantenere in vita un orecchio di bambino impiantato su un topo per due mesi. Durante questo periodo, sia i vasi sanguigni che i tessuti cartilaginei formavano l’orecchio ed erano funzionanti. I ricercatori hanno anche testato una nuova mandibola umana che potrebbe essere utilizzata per la chirurgia del viso. Cinque mesi dopo l’impianto su un topo, quella mascella era formata da tessuto osseo.
Ma le orecchie e mascelle stampate in 3D non sono ancora del tutto una realtà effettiva per l’impianto sulle persone. Prima di poter essere impiantate negli esseri umani, infatti, le parti stampate dovranno essere monitorate a lungo per sapere in che modo potranno funzionare dopo anni di usura. Tuttavia, se la tecnologia dovesse continuare a prendere forma, il futuro della donazione di organi potrebbe essere più semplice, poiché coadiuvata dalla tecnica di stampa.