L’intelligenza artificiale di Google si chiama TensorFlow. Una nuova tecnologia di machine learning disponibile a tutti è quella voluta da Mountain View e mirata a migliorare prodotti già ben noti come Google Now, Inbox (come abbiamo già avuto modo di conoscere nella funzione Smart Reply) e le ricerche fotografiche del motore Web.
Di cosa si tratta
In pratica, Big G ha pensato ad un’intelligenza ancora più “smart” rispetto a quella che caratterizzava il sistema precedente. Basandosi, probabilmente, sull’idea delle “reti neurali” di un cervello umano, l’intelligenza artificiale del domani potrebbe risolvere azioni in un quinto del tempo necessario. Più flessibile ed adattabile a qualsiasi situazione, TensorFlow (che già nel nome cela il concetto di “flusso”) sarà adottata e adattata ai nuovi prodotti e progetti marchiati Google.
Cosa è il machine learning
Forse non tutti sono avvezzi al concetto di machine learning. Il sistema risponde a numerosi vantaggi e, in particolare, TensorFlow sarà in grado di funzionare su un singolo smartphone come anche su diverse altre migliaia di computer o dispositivi. Ora, immaginiamo un “cervello elettronico” che funziona da data center. Questo è lo scopo della IA di Google.
Non a caso, infatti, anche chi si occupa del progetto fa parte del cosiddetto Brain Team. Vincent Vanhoucke, tech lead e manager del team di Google, spiega che la tecnologia è stata inizialmente sviluppata dai ricercatori e ingegneri della divisione Machine Intelligence. L’obiettivo era quello di creare delle reti che fossero quanto più inerenti e simili quelle del funzionamento del pensiero umano.
Ora, che ci sia qualche dubbio relativamente alla stessa efficacia “cerebrale” ci può anche stare. Ma dal Brain Team si spiega che il sistema è già ampiamente adeguato alle esigenze dell’utente.Tanto che l’azienda ha deciso di rendere open source il prodotto. “Noi del gruppo Google Brain siamo quotidianamente TensorFlow e benché i tempi siano ancora acerbi e ci siano molti angoli da smussare, sono entusiasta dell’opportunità di costruire una community di ricercatori, sviluppatori e fornitori di infrastruttura intorno a questo prodotto”.