Se l’uomo non andrà su Marte, ci andranno gli umanoidi. Parola della Nasa. “Marte è il nostro grande obiettivo: l’arrivo dell’uomo sul Pianeta Rosso, che abbiamo pianificato per il 2030, potrebbe essere preceduto dall’invio di un gruppo di robot umanoidi, capaci di costruire un habitat adatto alla sopravvivenza di una colonia di astronauti“. E’ con queste parole che Charles Bolden, amministratore delegato dell’agenzia spaziale americana, promette il ritorno del primato degli Stati Uniti nello spazio. E, soprattutto, grazie ad una missione senza precedenti.
Bolden ha parlato in questi termini la scorsa settimana, al Politecnico di Milano. E di lui, per 34 anni nei marines e 14 coinvolto nell’ente spaziale statunitense, oltre che pilota e comandante di ben quattro missioni a bordo dello Space Shuttle, ci si può fidare. “Anche la Stazione Spaziale è stata prima costruita e poi abitata Ma sarà necessario superare molte sfide importanti, a cominciare da quella delle radiazioni solari“, specifica ancora il Ceo della Nasa. E, infatti, da tempo gli scienziati sono impegnati nella ricerca e realizzazione di tute apposite per i marsonauti, più leggere e resistenti, in grado di difendere dalle radiazioni che un viaggio verso Marte comporterà.
Ma in attesa che ciò avvenga, l’esplorazione spaziale non si arresta. “L’Europa parteciperà al progetto della nostra nuova navicella Orion, progettata per riportare gli astronauti nello spazio lontano“, continua. Un progetto comune che richiede collaborazione e dedizione. E’ noto come, oggi, la Nasa invii i propri astronauti a bordo delle navicelle russe Soyuz. E Bolden specifica che, in futuro, “conta di inviare astronauti in modo autonomo, a bordo di nostre navicelle, già nel 2017. E lo faremo con i veicoli realizzati in accordo con le società private Boeing e Space X“. Una necessità che richiederà un grosso esborso di denaro da parte dell’ente spaziale, ovvero quasi 58 milioni di dollari per ogni navicella. E, grazie a questi nuovi e sempre più sofisticati mezzi, anche il numero dei membri dell’equipaggio è destinato ad aumentare. Probabilmente, anche pensando di estendere il futuro delle missione ad un vero e proprio turismo spaziale aperto al pubblico e a quanti potranno permettersi cifre considerevoli per poter partire.
Fatte le dovute considerazioni, dunque, potrebbero essere gli umanoidi i primi a varcare la soglia della superficie marziana ed avviare una colonia che si prospetta possa essere umana. Impazienza, tanta. Le difficoltà, troppe. Ma la voglia c’è, e si vede. La durata del viaggio, le incertezze di un ritorno, le radiazioni solari, le paure psicologiche umane sono solo alcuni degli aspetti che gli scienziati non dovranno sottovalutare. Ed è forse per questo, che in attesa di inviare un intero equipaggio umano sul pianeta rosso, potrebbero essere proprio dei robot a spianarci la strada.